Resta la gravità di un gesto vile, assurdo e sconsiderato, ma tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti per il caso delle infermiere
spiate negli spogliatoi del San Giuseppe di Empoli potrebbe non esserci più il revenge porn, cioè un atto volto a diffondere on line le immagini delle donne riprese con la telecamera mentre facevano la doccia. Il reato potrebbe insomma essere derubricato ad accesso abusivo a un sistema informatico, senza aggravante, ma con una pena massima che potrebbe comunque portare a due anni di reclusione. Per il revenge porn, invece, si parla di una pena che va da uno a sei anni con una multa da 5 a 15mila euro.
La sensazione è che il cerchio si sia ormai stretto intorno ai due presunti colpevoli, che potrebbero presto essere rinviate a giudizio e trovarsi quindi a dover rispondere di quanto capitato all’interno dell’ospedale empolese. Ricordiamo infatti che nello scorso mese di maggio fu ritrovata all’interno degli spogliatoi femminile del San Giuseppe una piccola telecamera sotto al miscelatore di una doccia con la quale veniva spiato il personale di stanza all’interno della struttura. Il congegno era stato verosimilmente piazzato dall’altra parte, dove si trova il locale degli addetti alla manutenzione. Un complesso sistema informatico che aveva portato gli inquirenti ad ipotizzare che le immagini potessero essere diffuse in rete oppure usate a scopo di estorsione. In realtà l’ipotesi più probabile è che gli indagati, due tecnici di una ditta esterna che lavora in appalto per l’Asl, avrebbero compiuto il gesto non per revenge porn ma per motivi di semplice, per quanto squallido, voyerismo.