Empoli (Firenze), 17 dicembre 2024 – Erano una decina e indossavano un foulard rosso, legato intorno al collo. Ieri mattina nell’aula del tribunale di Firenze c’era anche una delegazione di infermiere dell’ospedale San Giuseppe per assistere alla prima udienza del processo per accertare i responsabili dei gravi fatti risalenti al maggio del 2022 all’interno dell’ospedale San Giuseppe di Empoli, quando un’infermiera della Asl Toscana centro aveva notato qualcosa di strano sotto il rubinetto della doccia. Ispezionando la parete scoprì che c’era una microcamera collegata al muro retrostante, che secondo l’accusa sarebbe stata utilizzata da alcuni dipendenti di una ditta di manutenzione in appalto alla stessa azienda sanitaria per spiarle.
A finire sul banco degli imputati tre tecnici della ditta: un 41enne di Capraia e Limite, un 36enne di San Miniato e un 57enne di Castelfranco di Sotto, accusati di interferenze illecite nella vita privata, concorso e continuazione, con l’aggravante di aver commesso il fatto “per motivi abietti”.
“Durante l’udienza la ditta di manutenzione ha chiesto di essere estromessa dal giudizio sollevando un’eccezione preliminare in quanto la procura non li avrebbe convocati in occasione degli accertamenti irripetibili svolti nel corso delle indagini, nello specifico l’esame del Dna su un capello”, dice l’avvocato Silvia Polli dello studio legale Rovini-Fiumalbi & Associati di Empoli, che insieme ai colleghi Antonio Rovini e Simona Meozzi, assiste trentaquattro lavoratrici. Su questo punto il giudice si è riservato di decidere fissando una nuova udienza per il 5 maggio del 2025 alle ore 9. Nel corso dell’udienza poi la difesa si è opposta alla richiesta da parte della Cgil di costituirsi come parte civile nel processo. Anche su questo dunque dovrà esprimersi il giudice nel corso della prossima udienza in programma a maggio. “L’udienza ha avuto esito positivo – commenta soddisfatta l’avvocato Silvia Polli – C’era il rischio che l’esito delle indagini fosse insufficiente a proseguire e invece, di fatto, è stato disposto il rinvio a giudizio dei tre imputati. Superata questa udienza filtro, ci auguriamo ora che il processo possa andare avanti spedito”.
In udienza era presente anche una delegazione di infermiere: “Hanno voluto lanciare un messaggio indossando al collo un foulard rosso – riprende l’avvocato Silvia Polli –. Nel corso della prossima udienza probabilmente alcune infermiere saranno ascoltate come testimoni. Come parte civile abbiamo chiesto un risarcimento di 80mila euro per ciascuna di loro”. I tre tecnici invece rischiano fino a quattro anni di carcere.