REDAZIONE EMPOLI

Infermiere spiate : "Violenza contro di noi". E chiedono giustizia con il foulard rosso

Erano in una ventina ieri mattina davanti ai cancelli del tribunale . L’udienza è stata rinviata al 17 giugno per un “vizio di notifica“. L’avvocato Polli: "Nel frattempo potranno unirsi altre lavoratrici" . .

Infermiere spiate : "Violenza contro di noi". E chiedono giustizia con il foulard rosso

di Irene Puccioni

EMPOLI

Hanno preso permessi da lavoro o rinunciato al loro giorno di riposo per esserci. Ognuna di loro indossava un foulard di colore rosso. "Rosso è il colore contro la violenza sulle donne. E noi abbiamo subito una vera e propria violenza: siamo state spiate nude sul posto di lavoro". Erano diciotto ieri davanti al tribunale di Firenze, ma rappresentavano tutte le colleghe: tutte le circa ottanta, tra infermiere, oss e dottoresse del San Giuseppe di Empoli, oggetto di attenzioni morbose mentre si insaponavano nella doccia dopo il turno di lavoro. Sul banco degli imputati sono finiti tre tecnici di una ditta che ha in appalto la manutenzione degli impianti dell’ospedale empolese: un 41enne di Capraia e Limite, un 36enne di San Miniato e un 57enne di Castelfranco di Sotto, che dovranno rispondere del reato di interferenze illecite nella vita privata, concorso e continuazione, più l’aggravante di aver commesso il fatto “per motivi abbietti”. Rischiano fino a quattro anni di carcere.

Ieri, con l’udienza di comparizione predibattimentale, avrebbe dovuto iniziare il processo, ma è stato rinviato tutto al 17 giugno perché l’avvocato Silvia Polli, dello studio legale Rovini-Fiumalbi & Associati di Empoli, che insieme ai colleghi Antonio Rovini e Simona Meozzi, assiste trentadue lavoratrici, ha sollevato "un vizio di notifica del decreto di citazione a giudizio, che – sottolinea – andava sanato subito prima dell’inizio del processo vero e proprio". Lo slittamento di quattro mesi non sarà un problema. "Dal nostro punto di vista – precisa il legale – quattro mesi di attesa non spostano nulla. Anzi, nel frattempo viene dato modo ad altre lavoratrici che ancora non lo avevano fatto di potersi costituire parte civile. Alcune, proprio in virtù del sit in davanti al tribunale, hanno manifestato la volontà di unirsi alle colleghe in questa battaglia".

"Noi difendiamo il nostro diritto e la nostra intimità perché – spiega Flora Meucci, davanti ai cancelli del tribunale – siamo state spiate a nostra insaputa. Nessuna di noi avrebbe mai immaginato di subire una cosa del genere. Siamo ancora molto provate da tutto questo". Sono passati quasi due anni. Era il maggio 2022 quando il caso scoppiò. I contorni della vicenda sembravano quelli di un B-movie della commedia all’italiana. Ma purtroppo non era un film, bensì la realtà in cui sono incappate una ottantina di professioniste sanitarie, spiate nelle docce del loro spogliatoio da una telecamerina nascosta nella fessura di un muro. Telecamera che trasmetteva immagini su uno schermo posto in un locale tecnico del medesimo ospedale davanti al quale, secondo la procura di Firenze, si sarebbero seduti, anche in veste di spettatori, i tre tecnici di una ditta che ha in appalto la manutenzione degli impianti del polo sanitario empolese. Nei giorni di “riprese“, infermiere e operatrici sociosanitarie dell’ospedale, ignare dell’ ’occhiolino’, sarebbero state spiate ’live’ (la sonda non avrebbe consentito, fortunatamente, la registrazione) senza vestiti. È stata una di loro, forse allertata dal chiacchiericcio sempre più insistente fra i dipendenti uomini, a ispezionare il muro e tirare fuori con delle pinzette l’occhio elettronico, attaccato a un cavo di un metro che finiva nel vano attiguo. "Si sentiva sghignazzare nei corridoi quando andavamo a fare la doccia", ricorda una delle infermiere violata nella propria intimità. "Il sorriso e gli sguardi maliziosi li vedevamo, ma non riuscivamo a interpretarli – spiega un’altra operatrice sanitaria – Tra loro commentavano, ma nessuna di noi immaginava cosa ci fosse dietro". Tutto è stato chiaro quando lo scandalo è venuto fuori.

A distanza di quasi due anni c’è anche chi teme che quelle riprese possano essere andate in giro, perché anche se il rudimentale congegno non era in grado di registrare le immagini qualcuno potrebbe comunque averlo fatto. "Io non so se qualcuno con un cellulare abbia ripreso le immagini che andavano live", si domanda una delle infermiere preoccupata. E c’è anche un altro aspetto in tutta questa vicenda che aggrava la situazione. "Hanno forato una parete dell’ospedale, quindi un’opera pubblica che tutti noi paghiamo", fa presente ancora Flora Meucci. Questo è solo l’inizio della loro battaglia che le lavoratrici hanno intenzione di portare avanti con forza, determinazione e mettendoci la faccia. Lo fanno per loro, ma anche per chi verrà. Come Chiara, che a maggio darà alla luce Cosimo, ma che ieri mattina era lì davanti al palazzo di giustizia di Novoli con una promessa al suo bambino: "A mio figlio quello che voglio trasmettere è il rispetto per la donna e che non si possono fare certe cose senza essere puniti".