Empoli, 31 gennaio 2025 – Empoli è il decimo comune della Toscana per valori massimi di Pfas tra le realtà analizzate da Greenpeace. È uno dei dati riscontrati dall’organizzazione ambientalista attraverso la campagna nazionale "Acque senza veleni", che mira a testare la qualità delle acque di falda o superficie e accertare l’eventuale presenza di sostanze inquinanti nelle falde. Un’indagine i cui risultati sono stati resi noti in un report presentato a Roma pochi giorni fa, per un rapporto che si concentra poi sui Pfas in generale, descritti da Greenpeace come l’acronimo di "sostanze chimiche usate in numerosi processi industriali e prodotti di largo consumo, che si accumulano nell’ambiente e che sono da tempo associate a gravi rischi per la salute". Per quel che riguarda la Toscana, sono state analizzate le acque di ventotto realtà comunali in modo da coinvolgere in almeno un caso tutte le province. Ed Empoli si è piazzata al decimo posto nella graduatoria delle realtà con i numeri più alti in termini di Pfas, facendo registrare un dato di 9,5 ng/l. Un dato ad ogni modo ben distante da Arezzo, che con 104,3 ng/l ha fatto registrare la statistica più alta. I restanti otto posti (nei primi dieci) sono occupati, in ordine decrescente, da Lucca, Montale, Prato, Viareggio, Massa, San Giuliano Terme, Carrara e Incisa Valdarno.
L’organizzazione ambientalista ricorda che, a partire dall’inizio del 2026, entrerà in vigore in Italia la direttiva europea 2020/2184 che impone limiti normativi. Ma al tempo stesso chiede all’esecutivo un intervento legislativo, ricordando che, secondo l’indagine effettuata, i Pfas sono presenti nel 79% dei campioni di acqua potabile analizzati in tutta Italia. "A oggi non esiste in Italia una legge che vieti l’uso e la produzione di Pfas. Azzerare questa contaminazione è un imperativo non più rinviabile – ha detto Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – il governo Meloni deve rompere il silenzio su questa crisi: la popolazione ha diritto di bere acqua pulita, libera da veleni e contaminanti". Un tema già sollevato nei Comuni dell’Unione. Il gruppo consiliare Montespertoli di Tutti ha, ad esempio, ricordato proprio nei giorni scorsi, a seguito della pubblicazione del rapporto di Greenpeace, di aver protocollato lo scorso novembre un’interrogazione per chiedere fra le altre cose all’amministrazione montespertolese di attivarsi con le autorità competenti per richiedere la quantificazione di Pfas nell’acqua destinata al consumo e di verificare l’eventuale presenza di tali sostanze nelle acque reflue del biodigestore.
E poi c’è Acque Spa, il gestore idrico dell’Empolese Valdelsa, che in merito all’analisi di Greenpeace ha fatto sapere: “La risorsa idrica distribuita da Acque nel Basso Valdarno rispetta i rigorosi standard di sicurezza e qualità prescritti dalle normative vigenti, sia nazionali che europei. Il laboratorio centralizzato del gestore effettua ogni anno 11.000 campionamenti, per determinare circa 350.000 mila parametri. A questi si aggiungono inoltre i controlli delle Aziende sanitarie locali. Il tasso di conformità per l’acqua potabile di tutta la filiera idropotabile è prossimo al 100%. Tutto ciò assicura la distribuzione di un’acqua buona, sicura e controllata”. Scongiurando, quindi, il problema evidenziato da Greenpeace: “I risultati ad oggi evidenziano come tutti i campioni rispettano già il valore-soglia di 100 nanogrammi/litro previsto dal D. Lgs. 18 del 2023 per la somma dei PFAS. Tale risultato viene peraltro confermato anche dai campionamenti e dalle analisi svolte da Greenpeace nell’Empolese-Valdelsa. Non solo: nel 100% delle situazioni monitorate da Acque fino a luglio 2024, sono state addirittura riscontrate concentrazioni inferiori al limite di quantificazione strumentale (vale a dire il valore minimo misurabile con ragionevole certezza analitica), pari a 25 nanogrammi/litro”.