REDAZIONE EMPOLI

Intossicazioni alimentari, sei casi nel 2016. La mappa della Ausl Toscana centro

Registrato un focolaio da istamina nel mese di agosto. Dal 2014 sono 14 persone interessate nell'Empolese Valdelsa

Personale medico in servizio

Entrando nel dettaglio, 91 si sono presentate come casi isolati e 196 come casi correlati a un focolaio, vale a dire a seguito di pasti comuni in ristoranti o case private.

Gli agenti responsabili a più frequente isolamento sono stati Clostridium perfringens (73 casi) e Salmonelle (68 casi). Nei focolai le categorie di alimento più frequentemente coinvolte sono state i prodotti della pesca (4 focolai) e la carne di suino (3 focolai) prevalentemente salsiccia.

Il luogo in cui gli alimenti sono stati consumati sono case private (13 focolai) e ristoranti o manifestazioni temporanee (7 focolai).

La diminuzione che si è riscontrata anche a livello europeo dei casi di Salmonella è stata rilevata anche in Toscana. A partire dal 2011 i focolai dovuti a istamina hanno nettamente sopravanzato come numero i focolai dovuti a Salmonella (nel 2014 si sono registrati 14 focolai da istamina e 8 da Salmonella).

Nel territorio di competenza dell’Ausl Toscana Centro, nel periodo considerato, sono stati segnalati 4 focolai da consumo di prodotti della pesca di cui 1, con 2 casi coinvolti, da consumo di tonno fresco cotto in gratella. Per quanto riguarda i casi singoli si sono avuti 8 casi di cui 6 da consumo di tonno contaminato da istamina. Due di questi alimenti sono stati consumati crudi (tagliata di tonno); sono state effettuate 4 analisi del tonno di cui 2 hanno rivelato la presenza di alti livelli di istamina.

Invisibili, ma insidiosi, i microrganismi responsabili possono nascondersi nel pesce crudo o poco cotto causando malesseri anche gravi oltre che guastare il piacere di poter consumare in sicurezza certe pietanze.

Il consumo di pesce e di molluschi crudi, infatti, è da molto tempo considerato rischioso, perché collegato alla possibilità di contrarre malattie gastroenteriche anche gravi da virus (Epatite A) o da batteri (Salmonellosi, Vibrioni ecc.).

Nei muscoli o nell’addome del pesce consumato crudo o poco cotto, però, possono annidarsi anche microrganismi del genere Anisakis, ossia dei piccoli vermi visibili ad occhio nudo di colore bianco rosato. I pesci più frequentemente in causa sono: acciughe, sardine, sgombri, rana pescatrice, branzino, nasello, tonno.

Nell’uomo il microrganismo si localizza nello stomaco o nell’intestino e provoca una sintomatologia gastrointestinale (dolori addominali, diarrea, vomito, nausea) o anche manifestazioni allergiche. In casi rari si può arrivare a forme gravi fino alla perforazione intestinale.

L’Anisakis viene eliminato con la cottura per almeno dieci minuti o con il congelamento a – 20 °C per almeno ventiquattro ore. Il Ministero della Salute ribadisce la necessità che i prodotti della pesca, destinati a essere consumati crudi o quasi crudi, siano sottoposti al trattamento di congelamento al fine di garantire la morte dei microrganismi.

Nel caso di consumo di piatti a base di pesce crudo nei ristoranti o preparati in casa è consigliabile che il consumatore si accerti che il pesce sia stato preventivamente congelato per un periodo adeguato (-20 °C per almeno 24 ore).

Per le preparazioni casalinghe una buona cottura (per almeno 10 minuti), alle temperature usate in cucina, elimina la possibile contaminazione di germi, virus e Anisakis.

In generale, si raccomanda di fare attenzione alle preparazioni a base di pesce e molluschi crudi e se ne sconsiglia il consumo a bambini, donne in gravidanza, soggetti anziani o con basse difese immunitarie.

Tali raccomandazioni si rendono necessarie, poiché si è piuttosto diffuso il consumo di pesce crudo o poco cotto sia somministrato da ristoranti, agriturismi e sushi-bar sia venduto da esercizi di gastronomia o realizzato in preparazioni casalinghe. Questa tendenza è legata anche al crescente successo in Italia di piatti della cucina giapponese come il sashimi (pesce crudo finemente tagliato) e il sushi (bocconcini di pesce con riso) e di carpacci, generalmente di branzino, realizzati con pesce in fette molto sottili condite con emulsione di olio e di limone, sale e varie guarnizioni. Grande successo, però, riscuotono da sempre anche alcune preparazioni tipiche della nostra cucina come le alici o le acciughe “alla povera”, marinate con limone o aceto e condite con olio, sale e talvolta cipolla, nonché il consumo, in alcune zone della Toscana, di frutti di mare crudi.

Nel territorio di Firenze nel 2014 si sono registrati 3 focolai da istamina con 6 persone coinvolte e 4 persone singole (cioè non legate a focolai); nel 2015 le persone coinvolte sono state 3, mentre nel 2016 soltanto 1 persona per un totale complessivo di 14 persone (nel periodo che va dal primo gennaio 2014 al 30 giugno 2016).

Nel territorio di Pistoia nel 2014 si sono registrati 2 focolai con 6 persone coinvolte e 2 persone singole; nel 2016 si è registrato 1 focolaio con 2 persone interessate e 2 persone singole per un totale di 12 persone interessate (sempre nello stesso periodo primo gennaio 2014-30 giugno 2016).

Nel territorio di Prato, nel periodo che va dal primo gennaio 2014 al 30 giugno 2016 non sono stati segnalati casi di intossicazione da istamina.