Si cominciano a tirare le prime somme. Con uno sguardo al futuro della conceria. Si chiude un 2023 pieno di insidie e che non è stato all’altezza delle aspettative. Da un lato, quindi, un mercato globale che resta insidioso, dall’altro però c’è la conferma delle qualità che rendono la conceria italiana anello insostituibile della fashion industry.
"Dalle questioni geopolitiche internazionali alle nuove tendenze al consumo passando per l’aumento dei costi energetici e la necessità di tutelare in modo specifico le esigenze del settore: sono diverse le incognite che hanno investito l’industria conciaria determinando inevitabilmente una minore brillantezza di alcune performance nell’anno che si sta per concludere. Ma è proprio in tale contesto che il valore dei risultati ottenuti dalle nostre aziende si può considerare ancora maggiore". A parlare è Fabrizio Nuti, imprenditore di Santa Croce, e presidente di Unic - Concerie Italiane. Il dato è quello di un’industria, la concia, che anche al termine del 2023 consolida il suo primato, per un valore di circa due terzi della concia in Europa e un quarto di quella mondiale. "L’intero sistema economico nel quale ci muoviamo - prosegue il presidente Unic - è stato messo alla prova quest’anno dagli strascichi del conflitto in Ucraina, dopo aver fronteggiato le nuove tendenze al consumo determinate dalla pandemia. Tra i mercati storicamente forti per l’export della concia italiana, abbiamo registrato un calo in Cina, Hong Kong e America, ma non sono mancate conferme".
"Non si è mai interrotto il dialogo delle nostre aziende con il segmento del lusso, che ci auspichiamo possa ritornare a crescere in modo significativo – prosegue –. Del resto, i primi dati che emergono in vista della organizzazione della prossima edizione di Lineapelle (20-22 febbraio 2024) testimoniano la vitalità complessiva del comparto i cui operatori si stanno già muovendo con slancio guardando ai prossimi appuntamenti del settore".
C. B.