La crisi ora morde forte: "Sarà un Natale amaro"

L’allarme di Mainardi (Cgil) che auspica interventi urgenti dal Governo "Senza misure si rischia di essere decimati prima che arrivi la ripresa".

La crisi ora morde forte: "Sarà un Natale amaro"

Loris Mainardi con i colleghi della Cgil

Scarpe e cuoio. "Si rischia un Natale amarissimo, se il governo non si muove". Non usa mezzi termini Loris Mainardi (Filctem Cgil Toscana) dettagliando gli scenari della crisi profonda che sta attraversando la filiera della moda, colpendo ferocemente pelle, cuoio e calzature.

Qual è il quadro ad oggi?

"Che non c’è lavoro, le aziende hanno dato il massimo di ferie ai dipendenti. Basta un’occhiata nel Comprensorio per vedere i pochi movimenti che ci sono. Anche il lavoro per i campionari necessari alle fiere di settembre sono stati fatti a luglio, vista la carenza di ordini".

Gli ammortizzatori sociali sono agli sgoccioli?

"Sì, per l’artigianato siamo praticamente alla fine, per l’industria resta poco. Se non vengono rifinanziati si va verso il disastro".

Ci sono aziende che hanno già chiuso?

"No, per ora sono in piedi. Ma alcune, importanti, hanno già operato tagli significativi di personale. Il segnale è bruttissimo".

Da dove origina tutto questo?

"Ci sono firme di alto livello in crisi che hanno tagliato gli ordinativi alla filiera. Marchi che rappresentano quote di lavoro a doppia cifra per alcune delle nostre concerie. C’è la Cina che sta nazionalizzando tutto il possibile riducendo ai minimi termini le importazioni. E, cosa di cui si parla poco, ma è fondamentale per il mercato della pelle, la Germania è in crisi".

Pelle, cuoio e calzature, questi settori sono tutti sotto al scure della congiuntura?

"Tutte. Il calzaturiero soffre ancora di più del conciario: è sufficiente uno sguardo alle richieste di manodopera, per capire che non ce ne sono, o sono pochissime".

Serve agire subito?

"Senza perdere altro tempo. Confidiamo che il prossimo incontro con il governo sblocchi la situazione. La moda è il primo motore economico del Comprensorio. Ma anche della Toscana. Pensiamo al conciario e al calzaturiero: quanti idraulici, elettricisti, muratori, falegnami, hanno nelle aziende le committenze principali".

La ripresa. Le previsioni sono grigie?

"Ora si parla di maggio giugno 2025. I cui effetti, se fosse così, si vedranno a fine 2025 o inizio 2026. E’ lontana, ma arriverà, questo è certo. Il punto è se ci saremo ancora noi, con le nostre aziende a cavalcarla. Di questo passo si rischia di essere decimati prima. Sarebbe fatale per la zona".

Carlo Baroni