GIOVANNI FIORENTINO
Cronaca

La folla in piazza per Maati. Cinque cartelli per ogni coltellata: "Giustizia, chi sa deve parlare"

Lo strazio della mamma del 17enne ucciso: "Mi sveglio tutte le notti alle 5 pensando a lui. Mi immagino la scena in cui viene accerchiato, rincorso e massacrato. È una tortura".

Lo strazio della mamma del 17enne ucciso: "Mi sveglio tutte le notti alle 5 pensando a lui. Mi immagino la scena in cui viene accerchiato, rincorso e massacrato. È una tortura".

Lo strazio della mamma del 17enne ucciso: "Mi sveglio tutte le notti alle 5 pensando a lui. Mi immagino la scena in cui viene accerchiato, rincorso e massacrato. È una tortura".

di Giovanni Fiorentino

“Amore“, “Rispetto“, “Empatia“, “Verità“, “Giustizia per Maati“. Sono i cinque cartelli, come le cinque coltellate subite da Maati Moubakir, che i suoi amici tenevano in bella vista ieri sul sagrato della chiesa di Certaldo nel ricordare il giovane certaldese ucciso a Campi Bisenzio lo scorso 29 dicembre. E proprio “Giustizia per Maati“ è lo slogan che più volte, durante l’iniziativa voluta dalla famiglia e dagli amici del diciassettenne è stato ripetuto dalle oltre trecento persone che si sono riunite dalle 16.30 di ieri in piazza Boccaccio. Una vicenda sulla quale sta indagando la procura di Firenze, della quale i migliori amici di Maati (che nei prossimi giorni potrebbero organizzare qualche iniziativa in sua memoria anche a Firenze o Campi, ndr) faticano ancora a parlare: il dolore è vivo, accanto alla difficoltà a ricordare quei momenti terribili. Non sanno dire perché Maati si trovasse a Campi quella notte, ma è forte il sospetto che alla base del suo assassinio possa esserci "uno scambio di persona". Intanto, hanno realizzato e appeso in piazza numerosi striscioni, fra cui uno formato da un ’collage’ di fotografie che li ritraggono in compagnia dell’amico che non c’è più.

Il flash mob di ieri si è aperto con un intervento del sindaco Giovanni Campatelli, che rappresentava l’amministrazione insieme al vice-sindaco Simone Scardigli. "Quando ho saputo il fatto mi è crollato il mondo addosso, perché a Certaldo pensavamo di vivere in una realtà meno caotica della città – ha detto –. Quando ci sono stati i funerali ho voluto indire il lutto cittadino non solo per l’efferatezza con cui è Maati stato ucciso, ma per portare tutta la comunità a riflettere: il lutto deve essere un modo per tutti noi per pensare. Voglio parlare come nonno oltre che come sindaco: che mondo abbiamo contribuito a costruire?".

Accanto a lui, c’erano i genitori di Maati, i parenti e gli esponenti della comunità musulmana dell’Empolese Valdelsa. Oltre al governatore della Toscana Eugenio Giani che si è intrattenuto a lungo con il padre di Maati, Farid Moubakir manifestandogli solidarietà. "Certaldo voleva essere con forza qui a testimoniare e a supportare Maati e la sua famiglia – le parole del governatore Giani –: coloro che lo conoscevano ne parlano come di un bravo ragazzo e chiedono giustizia. E tutti noi dobbiamo impegnarci affinché ci sia giustizia nei confronti di una persona disarmata che è stata rincorsa, raggiunta sul bus ed uccisa. Possibile che nessuno dei presenti abbia visto? Ringrazio magistrati e carabinieri per l’importante lavoro svolto nelle ore immediatamente successive alla tragedia. E nessun cittadino deve stare zitto".

Anche la madre, Silvia Baragatti, non ha potuto fare a meno di far notare come Maati non avesse ricevuto aiuto da nessuno, durante la sua fuga dal branco. "Sono venti notti che mi sveglio allr 5 e che immagino Maati quella notte, mentre viene rincorso, accerchiato e massacrato. Ed è una vera tortura per me – ha detto –. Lo penso a terra sofferente, lo rivedo abbandonato. E forse non era nemmeno lui quello che cercavano. È stato raggiunto, accoltellato e ucciso nella totale indifferenza dell’umanità intera".

La cerimonia è proseguita con un minuto di silenzio in memoria del ragazzo. E di tanto in tanto, nei momenti più toccanti, i partecipanti alzavano al cielo un foglio che ritraeva il volto di Maati, alternandolo alla candela accesa che tenevano in mano. "Maati era un ragazzo solare, voleva trovare il modo di ’rovesciare’ ogni situazione. Trasmettevava positività a chi aveva attorno, senza nemmeno accorgersene – ha detto un amico, leggendone un ricordo –. Coltivava il sogno del calcio, non merita l’oblio. È qui con noi e lo sarà per sempre. Ciao ’Mouba’".

Diciassette i palloncini e le lanterne cinesi che hanno poi fatto volare i giovani (a ricordarne l’età dell’amico quando la sua vita è stata stroncata). Il padre Farid Moubakir si è detto ancora troppo emozionato per parlare e ha preferito dedicare una preghiera in arabo al figlio, al pari dei rappresentanti della comunità musulmana (dopo aver citato alcuni versetti del Corano). Dopodiché, don Rolando Spinelli, ha invitato la folla a recitare l’Ave Maria, il Padre Nostro e l’eterno riposo, facendo sapere che la messa domenicale prevista per le 18 sarebbe stata in suffragio del giovane. "Maati ha unito due comunità e due religioni", il commento di un giovane amico del ragazzo. Prima di un lungo applauso e dell’appello ribadito infine anche da Farid Moubaki, oltre che da un’intero paese: giustizia per Maati.