
EMPOLESE VALDELSA
"Cercasi personale". Basta fare un giro in centro a Empoli per accorgersene: manca la forza lavoro. Gioiellerie, negozi di abbigliamento e di calzature. Ma soprattutto bar e ristoranti. La Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi – certifica che mancano 120mila addetti del settore; di questo passo sarà difficile affrontare la stagione, e gli esercenti del territorio lo confermano. Una cifra che raddoppia se si estende la ricerca alle altre professioni dell’accoglienza turistica. È fuga dalle cucine, insomma. Si prediligono altre tipologie di attività, che permettono di avere più tempo libero. E che “salvano“ i week-end. Il paradosso è evidente: il lavoro c’è, e tanto, ma mancano gli addetti.
Leonardo Nencini, ristoratore di Cerreto Guidi, non riesce a trovare un lavapiatti. "La mia dipendente è andata in pensione dopo 22 anni di servizio da noi – dice il titolare dello storico ristorante Adriano – La candidata alla sostituzione si è rifiutata per via del reddito di cittadinanza. Avreva proposto la collaborazione in nero. E questo basta ad inquadrare la situazione". Il problema sta anche e soprattutto nei contratti a chiamata. "In epoca pre-Covid avevo 4, 5 persone da chiamare occasionalmente ma ora il sistema si è inceppato. Sembrano introvabili. Il quadro è chiaro: il mondo della ristorazione prima della pandemia era in crescita, con l’80% delle nuove aperture che però chiudeva entro il quinto anno. A rimanere in piedi, oggi, sono state le attività solide, che hanno lavorato seriamente. Chi non era regolarmente assicurato si è dovuto impegnare a trovare altre occupazioni. Magari aveva voglia di lavorare ma poi ha scoperto altri settori, altre soddisfazioni. C’è una parte di ristorazione, insomma, che ha provocato disagi a tutti. Avendo personale in regola e assicurato, noi abbiamo riaperto senza problemi, grazie anche ai contrubuti ricevuti,vero. Ma se oggi non trovo un lavapiatti fisso – e non solo per i week-end – è colpa anche di quel mondo della ristorazione farlocco e disonesto dal quale oggi i ragazzi si tengono lontani".
La difficoltà è diffusa. "Se fai un giro – dice Pino Libonati del Caffè Centofiori di Montelupo – su 10 ristoranti e bar almeno 9 ti diranno che cercano personale. Noi siamo in 11, ho appena assunto una nuova dipendente e me ne servirebbero altri due. Sembra una missione impossibile". Prima del Covid non si contavano i curricula lasciati sul bancone, oggi neppure il cartello affisso alla porta, come gesto quasi disperato, aiuta. "La pandemia – afferma l’esercente montelupino – ha dirottato le persone verso altri lavori. In due anni di stop in cui non siamo stati nelle condizioni di offrire lavoro, le aziende hanno continuato a produrre e ad assumere portandoci via quel potenziale destinato alla nostra categoria. La mancata disponibilità comunque non la capisco. Offriamo un lavoro sicuro, orario fino alle 21, la domenica e i festivi siamo chiusi. La retribuzione è equa, i contratti regolari. Avremmo avuto la fila anni fa". Il profilo del candidato ideale? Che abbia almeno frequentato la scuola alberghiera, "e anche se non ha esperienza non importa, lo formiamo noi". Michele Yang del bar Angolo Divino di via Ridolfi a Empoli sta tenendo due ragazzi in prova. "E incrociamo le dita – afferma con una punta di ironia – Non è facile trovare la persona giusta. Il nostro è un lavoro sacrificante, si sta tanto tempo dietro al bancone del bar. Questo sembra spaventare".
"Nessuno vuole lavorare più di 30 ore. In questo caso lo stipendio in busta è di circa 1.100 euro". Mattias Alampi aprirà “The Pokè Bar“ il prossimo 14 maggio in via Roma, a Empoli. E ha assunto 5 giovani, senza grosse difficoltà. "Le selezioni sono ancora aperte – dice l’imprenditore – Abbiamo reclutato giovani del territorio, dai 22 ai 28, e non abbiamo riscontrato ostacoli particolari qui a Empoli. Hanno risposto studenti, giovani alle prime armi. A Firenze invece è già più problematico. In questo caso, la periferia premia".
Ylenia Cecchetti