A Milano nel 1630 si sviluppa un’epidemia di peste nera. In poco tempo la popolazione si decima di almeno 13 ( con circa 1.100.000 morti) e gli Stati che più ne soffrirono furono il Granducato di Toscana e la Svizzera. E’ nota anche come peste “manzoniana”, perché inserita da Manzoni nei “Promessi sposi”. Furono i temibili lanzichenecchi (soldati mercenari tedeschi) a portare la malattia nel milanese;
inizialmente non si parlò di peste ma di febbri, poi il famoso medico Lodovico Settala lanciò l’allarme, isolando Milano con un cordone sanitario. Tuttavia, non si presero provvedimenti per impedire che si diffondesse anche in città. Anzi, poco dopo si celebrarono feste pubbliche per la nascita dell’erede al trono. Solo il 29 ottobre fu impedito l’accesso ai ‘forestieri ‘ provenienti dalle zone già colpite, ma ormai era tardi. Durante l’inverno, si diffuse lentamente. I malati erano condotti al lazzaretto (in isolamento) e i familiari erano costretti a stare chiusi in casa, evitando contatti col mondo esterno per almeno quaranta giorni (tre secoli prima si era provato con 30 ma non erano bastati e se ne erano aggiunti altri 10, da qui il termine “quarantena”).
Con la primavera, l’epidemia dilagò. In mancanza di spiegazioni scientifiche si credette che la peste fosse dovuta all’apparizione di 2 comete; si pensò anche che qualcuno al servizio del Demonio o della Francia spargesse appositamente unguenti pestiferi. In questo clima di paura successe di tutto. Nell’autunno finalmente l’epidemia si esaurì spontaneamente, ma aveva spopolato Milano: dei 250.00 abitanti ne erano rimasti circa 64.000.