La seconda vita del vetro. Al Terrafino gli scarti dall’intera Toscana e oltre: "Nuovo impianto nel 2026"

La Vetro Revet tratta e converte 150mila tonnellate di rifiuti all’anno. La quantità riciclata supera l’80%: soltanto il 4% finisce in discarica.

La seconda vita del vetro. Al Terrafino gli scarti dall’intera Toscana e oltre: "Nuovo impianto nel 2026"

La seconda vita del vetro. Al Terrafino gli scarti dall’intera Toscana e oltre: "Nuovo impianto nel 2026"

Tutte le strade portano a Empoli, almeno per quanto concerne la raccolta e il riciclo del vetro. Già, perché è nell’area di Terrafino che sono accumulati e recuperati scarti vetrosi provenienti da tutta la Toscana (pari al 75% del totale trattato in loco), dal Lazio settentrionale e da parte dell’Umbria. Merito di un impianto con una capacità annua di 150mila tonnellate di materiale gestito dalla Vetro Revet che tratta i rifiuti di vetro e la produzione di rottami. Questi ultimi, in accordo con Coreve-Consorzio nazionale per il riciclo del vetro, vengono trasferiti all’adiacente vetreria Zignago per essere rifusi e riciclati diventando nuovi imballaggi di vetro.

Un’economia circolare con prospettive di crescita: Vetro Revet ha fatto sapere che entro il 2026 dovrebbe sorgere un nuovo impianto di trattamento (nell’area adiacente alla vetreria Zignago) per un investimento da 35 milioni che promette di affinare e implementare ulteriormente le capacità della struttura. Restando comunque nell’ottica di una complementarità tra le due aziende che dal 2017 formano la Vetro Revet: da un lato Zignago Vetro Spa, socio al 51% e impegnata nella produzione di contenitori in vetro cavo, dall’altro Revet Spa, socio al 49%, specializzata nella gestione dei rifiuti del vetro.

Ma com’è che ’nasce’ una bottiglia o un vasetto di vetro? E quali sono le fasi di trasformazione dei rifiuti recuperati dalla raccolta differenziata? Per prima cosa il rottame di vetro viene scaricato nell’area di stoccaggio delle Revet, in attesa di essere lavorato all’interno dell’impianto e già in questa iniziale fase d’ingresso viene sottoposto a un primo controllo generale (a cui seguono successivamente numerose altre supervisioni).

Da questo momento prende il via la metamorfosi del vetro che entra con come rifiuto e, nell’arco di circa cinque minuti, esce sotto forma di materia prima ’seconda’. Attraversa numerosi passaggi intermedi: si procede innanzitutto all’eliminazione dei residui di ferro rimasti tra i rifiuti e a una selezione manuale degli scarti come metalli, ingombranti, indifferenziato, imballaggi di plastica e ceramica. Attraverso un vaglio rotante si passa poi alla vagliatura ovvero alla separazione dei frammenti di vetro per dimensione e alla successiva aspirazione delle plastiche leggere. Completate queste operazioni, viene ripetuta la cernita manuale per eliminare ulteriori impurità. Ma i controlli proseguono anche dopo la frantumazione del vetro attraverso un mulino a martelli e la conseguente asciugatura del prodotto lavorato, in un essiccatore che arriva ad una temperatura di 300 gradi. Vengono prima rimossi i residui non ferrosi e in seguito effettuata una nuova vagliatura a risonanza che divide il vetro in tre flussi a seconda della consistenza. Alla separazione granulometrica segue una selezione ottica che, per mezzo di una telecamera ad alta definizione e a raggi X, individua ed elimina eventuali frammenti di inerti, ceramica, metalli e il vetro contenente un’alta concentrazione di piombo. E una volta completato questo step, la materia trasformata viene trasportata al vicina Zignago, dove viene effettuata la seconda parte culminante nella creazione di nuovi oggetti in vetro.

"Lavoriamo per valorizzare al massimo il rifiuto di vetro proveniente dalla raccolta differenziata, producendo ogni giorno materia prima seconda di qualità, riciclabile nelle vetrerie. Abbiamo una resa di pronto forno misto verde all’82%: solo il 4% dei rifiuti finisce in discarica – ha concluso Silvio Marano, direttore responsabile di Vetro Revet – così facendo contribuiamo concretamente ad estendere il ciclo di vita di un materiale potenzialmente permanente come il vetro, innescando una serie di conseguenze positive a livello di sostenibilità economica e ambientale".

Giovanni Fiorentino