"Gambassi Terme perde non solo un cittadino esemplare, ma anche un testimone del valore del rispetto reciproco e della dedizione al bene comune. A nome mio e di tutta la comunità, rivolgo il più sentito cordoglio alla famiglia, con l’impegno di custodire e onorare il ricordo di un uomo che ha reso il nostro paese migliore con il suo esempio". Il sindaco Sergio Marzocchi ha così ricordato Paolo Dall’Ava, scomparso due giorni fa a 71 anni. Tanti, anche sui social i messaggi di cordoglio rivolti soprattutto alla moglie Elisabetta. Quei social sui quali lo stesso Paolo, nelle scorse settimane, aveva talvolta documentato il suo percorso contro la malattia e ringraziato amici per le telefonate ricevute. Del resto, pur non essendo originario di Gambassi, sin dal suo arrivo si era subito integrato nel tessuto sociale.
Era nato ad Arzignano (provincia di Vicenza) nel 1953. Negli anni ‘60 con i genitori e il fratello Donato si trasferì a Bra, in Piemonte, dove ha frequentato le superiori e poi l’università (prima Ingegneria, poi Fisica). Nei primi anni ‘80 si iscrisse a un corso di programmazione per pc e sempre in quegli anni si trasferì in Toscana, iniziando a lavorare all’Electronsigma di Castelfiorentino. Nel corso della sua carriera lavorativa ha sempre lavorato nel mondo dell’informatica, sviluppando e occupandosi di programmi gestionali per la pubblica amministrazione. Ma era attento anche alla "vita pubblica" della comunità gambassina che da decenni lo aveva accolto: c’era anche Dall’Ava, qualche anno fa, fra i fondatori del comitato “Salviamo il Teatro di Gambassi“. Ricopriva infatti il ruolo di tesoriere nella formazione nata per opporsi alla scelta dell’allora giunta Campinoti di demolire l’edificio nel quale trovava posto il vecchio teatro comunale, per realizzarvi il nuovo centro polifunzionale.
"Un cittadino che ha rappresentato il meglio della nostra comunità. La mattina di Natale ci ha lasciati una persona di straordinaria eleganza, sia nei modi che nello spirito, sempre contraddistinta da una cortesia sincera, una riservatezza discreta e una coerenza rara – ha concluso Marzocchi, ricordandolo – Paolo credeva fermamente nella forza della conoscenza, dell’arte e della scienza come pilastri di una civiltà degna di tale nome. La sua visione del mondo, nutrita da un profondo senso di giustizia e dall’amore per la pace e la cooperazione, era un faro di speranza e saggezza. Per tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo".