REDAZIONE EMPOLI

Lavorare in condivisione ai tempi dell’epidemia

L’esperienza di Andrea Pacini che ha dato vita allo spazio ’Il grande Yeah’ "Così offro scrivanie in affitto lontano dalle distrazioni casalinghe"

Lavoro in condivisione e pandemia: un binomio che sembra paradossale visti i tempi di distanziamento e mascherina. Una scelta coraggiosa, invece, per Andrea Pacini che nella sua città, Fucecchio, ha scelto di aprire un coworking nel pieno dell’emergenza sanitaria. Prima del Coronavirus la formula delle scrivanie in affitto e dello "sharing" di spazi comuni era in crescita, specialmente nelle grandi città. Il Covid-19 ha cambiato le priorità e le esigenze delle aziende, dei dipendenti e dei liberi professionisti. Benvenuto allo smart working e a tutte quelle strategie che permettono una riorganizzazione degli spazi e soprattutto dei tempi.

"Ho aperto a settembre – spiega Pacini, web designer di 35 anni –. Avendo lavorato per anni come libero professionista all’interno di un’agenzia che mi ospitava, mi sono accorto che nel mio paese questo tipo di offerta non c’era e così l’ho creata. Molti dei miei clienti hanno aperto la loro azienda proprio in coworking per esigenze di flessibilità. Andando a Roma, a Firenze e respirando l’aria dei coworking strutturati mi sono reso conto di quanto potesse essere innovativa una realtà del genere anche a Fucecchio".

"Il grande Yeah" è lo spazio che in via Pescaia offre 6 scrivanie, sei postazioni autonome dove poter lavorare ed interagire con altre persone. Un ambiente a misura di smart worker con connessione veloce, sedie ergonomiche, armadietto con chiave per gli effetti personali, sala riunioni, frigo, stampante, macchinetta del caffè. Un vero ufficio dove favorire crescita e creatività, all’insegna di esperienze interessanti ormai già rodate praticamente in tutto il mondo .

"E’ una soluzione flessibile – prosegue Pacini – per abbattere i costi aziendali. Pensiamo noi alle bollette, al riscaldamento, all’elettricità. Una soluzione ideale per professionisti, startup, studi creativi e dell’infromatica, grafici, designer, architetti, fotografi. Ci rivolgiamo al mondo del digitale".

La pandemia, in questo caso, ha rappresentato un’opportunità. " E’ stata un’apripista, – conclude l’ideatore de ”Il grande Yeah“–, chi voleva sperimentare lo smart working lo ha effettivamente messo in atto testando nuove dinamiche di lavoro. Lavorare da casa è limitante: ci sono distrazioni, il cane, il bambino.

C’è bisogno anche sul territorio e non solo nelle grandi città di spazi che dove la vita professionale e quella privata non si sovrappongano. Spazi che aiutino ad essere più produttivi e a lavorare in maniera più focalizzata".

Y.C.