di Bruno Berti
Il virus sta mettendo a dura prova il mondo delle Case del popolo, e non solo per le conseguenze del periodo di confinamento (lockdown per gli anglofili): anche nella nuova fase i problemi non mancano, tra distanziamento sociale e uso delle mascherine che, come in altre attività, creano problemi seri in quanto incidono sulla socialità, alla base della vita dei circoli Arci. Se si colpisce il riferimento essenziale della vita dell’associazionismo ricreativo e culturale, la socialità appunto, è chiaro che le conseguenze possono essere pesanti. Ben lo sanno alla sede dell’Arci di zona, dove la presidente Chiara Salvadori sottolinea che "le difficoltà ci sono per tutti". Tanto che il presidente di un piccolo circolo, quello di Toiano nel comune di Vinci, Giancarlo Faenzi, ex sindaco della città di Leonardo e vicepresidente di Acque Spa, si è fatto interprete del grido di dolore che sale dalle realtà più piccole, chiedendo l’intervento dei parlamentari dell’area.
La richiesta riguardava il decreto Rilancio, approvato definitivamente nei giorni scorsi. Faenzi chiedeva al senatore Dario Parrini e agli onorevoli Laura Cantini e Luca Lotti di intervenire allargando la platea delle realtà che potevano usufruire delle provvidenze previste dal decreto. Faenzi, infatti, scriveva ai parlamentari in merito al contributo a fondo perduto per le attività commerciali che avevano avuto perdite consistenti in seguito alle restrizioni dovute all’epidemia. "Pare che anche i circoli Arci che fanno attività commerciale possano accedere al contributo – scriveva il presidente –. Questa mi sembra una buona cosa e spero che sia davvero cosi. Non riesco però a comprendere perché i circoli che non fanno attività commerciale ma hanno gestioni solo di volontariato non possano accedere al contributo. L’attività in questo tipo di gestione è stata ferma totalmente per più di due mesi, come tutte le altre, e per questa ragione le fatture dei servizi (luce , acqua e gas) non riusciamo a pagarle. Sono a chiedervi di farvi carico di apportare modifiche al decreto tali da poter avere anche noi il contributo previsto per altre realtà".
Come dicevamo, le norme sono diventate ufficialmente legge, ma le modifiche richieste non sono entrate nel decreto. Su questo tema il senatore Dario Parrini, che abbiamo sentito, dice che c’è un consenso diffuso sull’ampliamento della platea, nel senso indicato da Faenzi, di chi potrà ricevere le provvidenze. "Ci siamo fatti carico della questione, perché la riteniamo giusta, e ce ne occuperemo il prima possibile". L’impegno c’è tutto, ma in questo quadro i tempi diventano essenziali per un tessuto di associazionismo che solo nell’Empolese Valdelsa vanta, come ricorda la presidente dell’Arci, Salvadori, "71 circoli con 11.000 iscritti".
Giancarlo Faenzi guarda alla realtà dei piccoli circoli, quelli gestiti in forma volontaria, che conosce come le sue tasche. "Per capirsi, da noi, a Toiano, una piccola frazione, avevamo pochi frequentatori prima del virus e pochi ne abbiamo adesso. Per noi, quindi, pesa il periodo del blocco dell’attività, che per i ‘piccoli’ è più difficile da recuperare". Il tutto sapendo che anche una Casa del popolo non grande è un ‘tesoro sociale’ che non si deve perdere: ne va delle caratteristiche, sociali, appunto, prima che politiche, della nostra area.
A livello generale la presidente Salvadori sottolinea che tutti i circoli della zona hanno riaperto, "salvo quello di Pontorme, solo perché, avendo in corso il cambio di gestore, con il blocco causa epidemia non ha potuto portare a termine la procedura". E una grande Casa del popolo come quella della frazione empolese oggi non si gestisce con il solo volontariato. "Certo ci vorrà del tempo per vedere fino in fondo quali problemi possa aver causato la pandemia ai circoli. Intanto, possiamo considerare le iniziative perse, a partire dalle sagre", scomparse, come sappiamo, dall’orizzonte sociale dell’Empolese Valdelsa "e dalla tombola. C’è poi il tema delle misure di sostegno, che sono concentrate sul mondo delle imprese. Noi chiediamo un supporto per le nostre attività e più in generale per il terzo settore. Dobbiamo fare i conti, ad esempio, con una diminuzione degli incassi". In molti casi i soci sono anziani, la categoria sociale più esposta al Covid19. "Finché non usciremo davvero dall’emergenza, non potremo tornare alla normalità".
Alla base delle richieste dei circoli e dell’Arci c’è la consapevolezza che una ‘ritirata’ dell’associazionismo ricreativo e culturale potrebbe provocare un problema sociale non da poco. Come abbiamo visto sopra, molti dei soci Arci sono anziani, che fanno parte di quelle generazioni per le quali l’impegno sociale e politico era pane quotidiano. Per loro la società, anche oggi, è meno ‘liquida’ di quel che si potrebbe pensare guardando alla politica attuale. La socialità è un valore di vita, anche culturale, che ‘offre’ cittadini avvertiti, in grado di giocare un ruolo nella comunità, al di là delle diverse collocazioni politiche. Mettere in forse le basi concrete di questa realtà, i circoli, segnerebbe una sconfitta complessiva che significherebbe veder mutare le basi di un vivere insieme fatto di attenzione alla società, tutta.