Le frenate del calzaturiero. Crisi della scarpa in pelle

Lo scenario emerge dall’ultimo report del Centro studi Confindustria moda . In marzo c’è stato un crollo nell’ordine del -20%, sia a valore che nelle paia.

Le frenate del calzaturiero. Crisi della scarpa in pelle

Le frenate del calzaturiero. Crisi della scarpa in pelle

Il primo parziale del 2024 certifica le nubi grigie sulla scarpa. Si registra una brusca frenata del comparto calzaturiero nel primo trimestre del 2024, che vive una contrazione sia dell’export (-9,7% in valore e -10,3% nelle paia) che del fatturato (-10,1%). Lo scenario emerge dall’ultimo report realizzato dal Centro Studi Confindustria Moda per Assocalzaturifici, che evidenzia anche una flessione degli acquisti delle famiglie (-1,6% in quantità e -0,7% in spesa). "Archiviato il 2023 con una sostanziale tenuta nel fatturato, 14 e nell’export, sebbene con volumi già in sofferenza, – spiega Giovanna Ceolini, presidente Assocalzaturifici - in avvio 2024 è proseguito per il calzaturiero il rallentamento iniziato nella seconda metà dello scorso anno, divenuto ora ancor più marcato". In sofferenza in particolare, ci sono le calzature con tomaio in pelle, primo per importanza con un’incidenza del 65% sulle vendite estere in valore. E questo è un elemento di forte riflessione per un territorio come il Valdarno, fortemente vocato alla pelle per le scarpe e la piccola pelletteria.

Tra le destinazioni, come già nel 2023, i mercati dell’Unione Europea presentano andamenti meno sfavorevoli (-4,1% in valore) di quelli extra-Ue (scesi nel complesso del -15%). Nella Ue, Francia e Spagna, malgrado cedano in quantità, crescono a valore (+1,7% e +8,5% rispettivamente sul primo trimestre 2023). La Francia, le cui cifre comprendono anche i flussi di rientro delle produzioni effettuate in Italia conto terzi per le griffe transalpine del lusso, si è confermata al primo posto tra le destinazioni, sia per valore che per volumi (in calo del -4,3%). Arretramenti di oltre il -10% per l’export verso la Germania e del -20% in valore (con un -37,6% in quantità) per il Belgio. Fuori Ue, spicca anzitutto il dimezzamento ulteriore dei flussi diretti in Svizzera, da sempre tradizionale snodo logistico-distributivo delle multinazionali del fashion: gran parte del transito negli hub elvetici è stato sostituito da spedizioni dirette ai mercati finali. In Estremo Oriente, in particolare, bene Cina (+10,8% in valore e +17,8% in quantità) e Hong Kong (+26% in valore e +4,9% in volume). Tiene il Giappone (-0,9%, con un +3,1% in quantità), mentre la Sud Corea registra brusche flessioni (nell’ordine del -30%).