Lezioni di vita per due. Fratello e sorella uniti dalla (dis)abilità: "Perché non c’è limite"

Giulia e Sergio Batistoni, nome d’arte “Quanto basta per essere felici“. Una coppia super in famiglia e sul ’lavoro’ con un progetto originale. "È lui a insegnarmi la tolleranza e a darmi lo stimolo per buttarmi".

Lezioni di vita per due. Fratello e sorella uniti dalla (dis)abilità: "Perché non c’è limite"

Sergio e Giulia Batistoni sono legati anche dalla passione per la pittura

di Ylenia Cecchetti

Per presentarsi non fanno giri di parole. "Siamo due fratelli che nella disabilità vogliono guardare oltre le prime tre lettere... Parlare con l’arte, diffondere cose belle, superare i propri limiti. Vogliamo far arrivare bellezza e colore a più persone possibili". Lo fanno ogni giorno attraverso le loro creazioni artigianali Giulia e Sergio Batistoni, meglio conosciuti con il nome d’arte “Quanto basta per essere felici“. Per gli amici sono “I quanto basta“, da Certaldo al resto d’Italia si stanno facendo conoscere grazie al profilo Instagram dove raccontano la loro passione per la pittura che sognano un giorno di trasformare da hobby, in un lavoro a tutti gli effetti.

Giulia, 32 anni, è la sesta e ultima figlia di una famiglia numerosa. Sergio, 35 anni, il quinto. Gioca a baskin (il basket inclusivo, ndr) con la sorella, Sergio. È tra i giocatori di punta dei Colibrì della Polisportiva il Giglio e con Giulia fa squadra. Nella vita e nello sport. Ha tantissimi impegni in agenda, e poi c’è anche lei, la sindrome di Down. "Che non è mai stata un limite per lui", racconta Giulia.

Giulia ha talmente tanto amore e stima per il fratello che ha fatto una scelta di vita: lasciare il lavoro per occuparsi di lui, accompagnandolo in tutte le attività. "E ricevendo moltissimo in cambio. Sergio ha un caratteraccio a volte. Rivendica la sua autonomia e il diritto di non fare niente. È testardo – dice sorridendo la sorella e "collega" –. Ho fatto anni di terapia per riuscire a ricavare il meglio dalla nostra relazione. Mi sono sentita spesso in colpa per quello che la vita aveva dato a me e tolto a lui". Un cromosoma, dopotutto.

Qualcosa che non ha scoraggiato Giulia ma anzi, l’ha convinta a fare i conti con la sindrome di down, abbattendo pregiudizi e stereotipi e cogliendo il meglio da un rapporto fraterno tutto da costruire. Così sono nati i “Quanto basta“. "Io e Sergio condividiamo la passione per i cosplay e la cucina. Poi abbiamo iniziato a disegnare. Piccoli gesti che ci rendevano felici. E ci siamo chiesti, cosa si può fare di grandioso nella vita? Il nostro progetto artistico è stata una rivelazione personale; non importa fare chissà cosa, ma quanto basta per essere felici".

La pagina social mostra i ragazzi che dipingono tazzine e altri oggetti dividendosi i compiti: Giulia colora a mano, Sergio crea l’illustrazione. Tutti articoli personalizzati e fatti col cuore. Insieme hanno anche dipinto la casina dei libri al Parco libera tutti di Certaldo. "In due giorni di lavoro alla Little free Library, abbiamo donato al paese un pezzettino della nostra arte, attirando tanti curiosi – raccontano senza nascondere l’entusiasmo –. Ci siamo messi alla prova".

Ecco la risorsa più grande in questo scambio fraterno che è sempre alla pari. "Sergio mi spinge a fare cose nuove. Mi dà lo stimolo e mi toglie la paura di provare, la vergogna. Con lui mi butto. L’ho fatto con il baskin, e lo faccio ogni volta che ci cimentiamo in nuove creazioni. Grazie a questo rapporto rinato nel segno dell’arte – confessa Giulia con orgoglio – ho abbattuto tutti i muri. Insieme facciamo la fusione, alla Dragonball, tirando fuori tutta la forza che c’è in noi".

Ce n’è voluta soprattutto negli anni dell’adolescenza. "Da piccoli soffrivamo il pregiudizio. Più io che Sergio ad esser sincera – ricorda Batistoni –. Ovunque andassi, controllavo che non lo deridessero. La terapia mi ha insegnato a guardare Sergio oltre la sua sindrome. Ho scoperto un fratello che non conoscevo". Sergio non si è mai sentito sbagliato. E se ridevano, rideva con loro. "È un buono e non per cliché – ammette con gli occhi pieni di emozione –. Ha sempre un pensiero per gli altri; in campeggio quest’estate raccoglieva fiori da donare a tutte le ragazze che incontrava. Da lui, un vero talento per la felicità nelle piccole cose, ho imparato tutto. Anche a godermi il bello della vita finchè c’è, stando nel presente".