di Francesca Cavini
Il Dem Festival si è concluso con una prima volta: un ministro della Repubblica a parlare dal palco in sala grande. Il titolare del dicastero del lavoro, Andrea Orlando, con il presidente della Regione Eugenio Giani e la sindaca Brenda Barnini, ha analizzato la situazione del mondo dell’occupazione. L’introduzione del segretario del Pd empolese, Lorenzo Cei, mette subito il tema sul tappeto: "Ministro, siamo la generazione più formata della storia italiana e quella che ha meno possibilità di lavorare". Poi la parola passa a Luciano Tancredi, direttore de Il Tirreno e moderatore dell’incontro, che chiede “Cosa fa il governo per mettere freno alla piaga del lavoro grigio, nero e sottopagato?"
"Abbiamo fatto un portale nazionale che consente lo scambio dei dati che riguardano il lavoro - risponde Orlando - e potenziato del 65 per cento l’organico dell’ispettorato del lavoro e applichiamo quanto previsto dal Pnrr per contrastare il lavoro nero". "Per esempio per ottenere il durc - aggiunge il ministro Orlando - si deve dichiarare quante persone lavorano rispetto al piano di cantiere e questa congruità vogliamo estenderla alla logistica, all’agricoltura ovunque possibile". Il governatore Giani, dal canto suo, ha ricordato l’attività dell’agenzia Arti come strumento di cui la Toscana si è dotata per fronteggiare i cambiamenti nel mercato del lavoro e le emergenze create dalla pandemia. Tancredi poi ha introdotto l’argomento del lavoro che c’è e che nessuno sembra volere e l’influenza che su questo tipo di risposta ha il percepire il reddito di cittadinanza. Fatti due conti su chi lo percepisce e potrebbe lavorare - molti meno di quelli che si pensa - Orlando attacca: "Andreste a lavorare per 650 euro al mese spendendone magari 150 per raggiungere il vostro posto di lavoro? Dobbiamo innalzare il reddito da lavoro, vanno rivisti i contratti, dobbiamo affrontare e risolvere il problema del lavoro povero, perché abbiamo tante, troppe persone che nonostante abbiano un impiego rimangono sotto la soglia di povertà". Poi incalza: "Prima della pandemia lavoravano in Italia 1,2 milioni di rumeni. Oggi, sono meno di un milione perché sono emigrati in Germania, Gran Bretagna, Olanda dove, a parità di impegno e mansione, li pagano di più. I nostri giovani se ne vanno all’estero perché li pagano meglio e danno loro una prospettiva. Le aziende ’polverizzate’, con meno di 15 dipendenti, non ne danno".
"Dobbiano rivedere il mercato del lavoro - conclude il ministro Orlando - disboscando l’aspetto contrattuale e aumentando i salari, adeguandoli verso i parametri superiori. Non si tratta di una cosa rivoluzionaria, ma di curarsi della tenuta sociale del Paese. Parleremo di questo alle prossime elezioni e spero che il nostro partito metta questo tema al centro del programma elettorale".