Lo scandalo Keu in aula. Parti civili? Anche Lerose

Una quarantina le richieste di costituzione: il giudice si esprimerà a giugno. Intanto ci sarebbe un secondo filone d’indagine per trovare altri siti contaminati.

Lo scandalo Keu in aula. Parti civili? Anche Lerose

Lo scandalo Keu in aula. Parti civili? Anche Lerose

Le ricerche non sarebbero finite e sarebbero andate avanti: la lista delle aree contaminate Keu, dunque, potrebbe ancora allungarsi. Ci sarebbe un secondo filone di indagine. Intanto prosegue l’udienza preliminare in tribunale a Firenze dove ieri una quarantina tra persone fisiche (proprietari di terreni), Comuni, sindacati, associazioni, ha chiesto di costituirsi parte civile nell’ambito del percorso processuale dell’inchiesta coordinata dalla procura antimafia di Firenze che vuol mandare a processo 24 persone e 6 aziende. Al centro i 13 siti dove sarebbero state trovate le "terre avvelenate", come il V lotto della Sr 429 Empolese-Valdelsa, e altri siti in provincia di Pisa e nell’aretino. I capi di accusa – a vario titolo – vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alle attività organizzate di traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale, all’abuso di ufficio fino alla corruzione elettorale. Anche Legambiente Toscana ha chiesto di costituirsi parte civile. Ma anche la società Lerose, soggetto chiave dell’inchiesta: l’amministratore giudiziario dell’azienda, subentrato alla vecchia gestione, ha deciso di proporre azione civile. Il gup Gianluca Mancuso deciderà nella prossima udienza del 7 giugno se ammettere al processo le presunte parti offese e danneggiate che sono intenzionate a chiedere il risarcimento dei danni.

Uno scandalo, quello del Keu, che arriva nell’aula penale a tre anni dallo scoppio dell’inchiesta e a quattro anni dalle indagini e si preannuncia molto complesso, per il numero di imputati e per la grande varietà di reati contestati. Il presidente Legambiente Toscana Fausto Ferruzza ha detto: "ottenere verità e giustizia su uno dei casi più gravi di inquinamento ambientale della nostra storia recente, è un obiettivo statutario di rango prioritario per la nostra associazione. Ci auguriamo, poi, che si possa procedere nel modo più celere ed efficace possibile alla rimozione degli agenti inquinanti (e quindi alla bonifica) di tutti e 13 i siti interessati dall’illecito smaltimento". Le indagini, svolte dal comando regionale carabinieri forestale della Toscana insieme al Nucleo operativo ecologico di Firenze, hanno condotto a ipotizzare con quale meccanismo il Keu sarebbe finito nei terreni: il prodotto frutto del trattamento termico dei fanghi di depurazione nell’ex Ecoespanso di Santa Croce veniva inviato all’impianto Lerose ben sapendo che – secondo l’ipotesi accusatoria – il reimpiego che sarebbe stato fatto dalla società Lerose di tale rifiuto era incompatibile con il rispetto dei limiti e requisiti di legge. Così le "terre avvelenate" sarebbero finite anche in grandi appalti pubblici.

Intanto riguardo le ulteriori ricerche di Keu e il secondo filone d’indagine, Elena Meini, capogruppo della Lega in consiglio regionale ha detto: "riteniamo che sia doveroso qualora, come parrebbe, ci siano svariati altri siti inquinati, non per allarmismo, ma per rispetto di quelle persone che potrebbero vivere a ridosso di questi luoghi, evitare di essere reticenti e nei limiti consentiti dalla legge, si faccia, dunque, piena chiarezza".

Carlo Baroni