Lorenzo Bagnoli, uno dei rappresentanti della terza generazione della famiglia alla guida del grande progetto imprenditoriale riuscito che è la Sammontana, l’ammiraglia del gelato industriale tricolore (i concorrenti sono colossi del calibro di Nestlé) e ben piazzata nell’industria dolciaria più in generale, è diventato il vicepresidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria con delega per l’internazionalizzazione.
La nuova sfida che attende il figlio di Marco, noto artista internazionale oltre che impegnato nell’azienda di famiglia, non è delle più semplici, poiché l’ideale campo di operazioni è il mondo, e perché sul respiro internazionale, che si declina anche come export, si gioca una parte essenziale delle sfide per lo sviluppo mondiale, e anche di quello del nostro Paese. Basti pensare ai guai della nostra moda, che hanno varie ragioni ma che vede nei problemi di alcune grandi griffe l’origine di una situazione davvero non brillante.
Il manager non si presenta certo disarmato: dopo la laurea alla Bocconi, ha ottenuto un master alla Business School francese Escp e si è messo alla prova lavorando presso alcune grandi imprese del settore alimentare. Ha fatto anche esperienze in Africa su progetti umanitari di sviluppo nel settore dell’agricoltura e dell’educazione, guardando alla sintesi tra mondo imprenditoriale e terzo settore. Nell’azienda di famiglia è responsabile dalla strategia e dell’agenda istituzionale, occupandosi anche della pianificazione e sviluppo delle attività sociali dell’impresa. Inoltre è anche vicepresidente della società.
I ruoli nazionali di vertice nell’organizzazione di Confindustria non sono certo passeggiate, perché la carne al fuoco in un momento non particolarmente brillante dell’economia di casa, e non solo, è molta. E ci vuole un impegno non da poco per portare a casa i risultati. L’incarico confindustriale sull’internazionalizzazione, poi, è sicuramente prestigioso, poiché il respiro è ampio, tanto che Bagnoli, a settembre, parteciperà in Sudafrica, al G20 dei giovani imprenditori (G20 Young Entrepreneurs Alliance), che non è ‘ingessato’ come quello dei Grandi della terra, ma che, comunque, elaborerà un documento da sottoporre all’altro G20, diciamo così.
"Parlare di imprenditoria giovanile e di internazionalizzazione significa – chiarisce Bagnoli – un dialogo da coordinare con tutti, Cina compresa, sull’economia, certo, ma anche su ambiente e sociale. Come diceva il presidente Usa Obama, che ho incontrato al termine del suo secondo mandato alla Casa Bianca, le relazioni economiche sono strumento di pace".
Il manager si occuperà anche di Yes For Europe, che guarda ai giovani imprenditori a livello europeo. "Puntiamo a un coinvolgimento dei giovani con missioni all’estero, sia in Europa che oltre, arrivando anche all’Onu". Naturalmente del bagaglio di questioni che Bagnoli dovrà affrontare c’è anche quello dell’export, molto importante per l’Italia, che al momento vive i problemi rappresentati da minori acquisti dall’estero, non aiutati da ricorrenti minacce di dazi. Basti pensare alle convinzioni in materia del neoeletto presidente Usa, Donald Trump. "Noi non siamo d’accordo – dice Bagnoli -. E poi i presidenti Usa che si sono affidati ai dazi sulle loro importazioni si sono dovuti rendere conto che quelle decisioni fanno male anche alla loro economia. Per arricchire i Paesi serve un’economia libera".