Empoli (Firenze), 18 aprile 2024 – “Speravo che denunciando l’accaduto potessero cambiare le cose. E invece mi accorgo che non è cambiato proprio niente". È affranta e arrabbiata Romina Ciardi, la mamma del baby calciatore del Giovani Fucecchio che lo scorso novembre è crollato a terra di fronte ai suoi occhi durante una partita di pallone.
Mentre il ragazzo era in preda a una crisi convulsiva, al campo sportivo si sono vissuti momenti interminabili di terrore in attesa di un’ambulanza che secondo la ricostruzione della mamma era "arrivata 40 minuti dopo la prima telefonata al 118". Oggi suo figlio sta bene, ha ripreso l’attività sportiva. Ma a cinque mesi dall’accaduto, la notizia della morte di Mattia Giani, giovane calciatore del Castelfiorentino, la devasta. "È stato come rivivere l’incubo – racconta Romina –, anche perché la dinamica è stata simile: al campo nessuna ambulanza, poi l’arrivo dei soccorsi ma in prima battuta senza il medico a bordo. Alla famiglia di Mattia voglio mandare un forte abbraccio, è scandaloso che durante le partite non ci sia personale formato per le emergenze". Romina aveva puntato il dito sui ritardi nei soccorsi per lanciare un messaggio al mondo dello sport ed evitare che altri casi simili si potessero trasformare in tragedia. "Lo dissi subito: se quel giorno fosse servito un intervento salvavita, mio figlio sarebbe morto. Eppure le mie parole di mamma, piene di rabbia e paura, sono cadute nel vuoto".
La donna non ha dubbi: "Durante le partite servono persone formate e un’ambulanza sempre presente, a prescindere dalla categoria. È allucinante che non ci sia nessuno che sappia usare un defibrillatore o che si debba aspettare così tanto per veder arrivare un medico, ogni società dovrebbe avere una figura che possa intervenire in questi casi. Non ho competenze mediche e non voglio entrare nello specifico, ma resto dell’idea che con un intervento immediato forse qualcosa si può fare per evitare queste tragedie". E per Romina, ogni week-end, è vissuto con angoscia. "Non voglio più che domeniche di festa si trasformino in incubi terribili – riprende –. Mio figlio ha ripreso a giocare tranquillamente e senza conseguenze, ma sono sincera: ogni fine settimana non sono tranquilla perché so che non possiamo contare sulla presenza fissa di un’ambulanza. Eppure malori in campo sono sempre più frequenti, non possiamo più fare finta di niente".
Da qui l’appello: "Investiamo risorse per la sicurezza nei campi da gioco, per ogni sport, a ogni livello – conclude la mamma del baby calciatore –. Nessuno potrà restituire Mattia alla sua famiglia, ma la sua morte deve servire da lezione per evitare altre atroci tragedie".