Ylenia Cecchetti
Cronaca

Malore mentre gioca, il calciatore-infermiere lo rianima in campo: “Non chiamatemi eroe, ho fatto il mio lavoro”

Un 56enne è crollato a terra all’improvviso, salvato per miracolo. La richiesta di aiuto dei compagni e l’intervento provvidenziale

Valeria Brotini e Francesco Pucci mostrano il Dae installato al campo di Limite

Valeria Brotini e Francesco Pucci mostrano il Dae installato al campo di Limite

Capraia e Limite (Firenze), 5 gennaio 2025 – Succede tutto in una manciata di minuti. Quello che doveva essere un momento di svago e divertimento con gli amici durante la partita a calcetto del venerdì sera si trasforma in un incubo: il malore improvviso, la caduta a terra e la perdita di coscienza. Sono stati attimi infiniti quelli vissuti al campo sportivo di via Yuri Gagarin a Limite sull’Arno intorno alle 21 di due sere fa: un uomo di 56 anni, residente a Lastra a Signa, è stato colto da una crisi cardiaca mentre stava disputando una partita con alcuni colleghi di una nota azienda empolese.

Se le sue condizioni ad oggi sono stabili - dopo essere stato trasportato d’urgenza al San Giuseppe di Empoli e poi trasferito poi all’ospedale di Santa Maria Nuova a Firenze ora è fuori pericolo - il merito è del destino che in questo caso ha un nome ed un cognome. “Non chiamatemi eroe. Ho fatto il mio lavoro. Nulla di speciale. Ho solo agito d’istinto”, tiene a specificare Daniele Fontanelli. Infermiere nel reparto di rianimazione al policlinico di Careggi e residente a Ponte a Elsa, non ci ha pensato due volte a interrompere la sua partita di calcetto, quella stessa sera sul campo di Limite, per rispondere a una chiamata disperata. Prima d’ora non si era mai ritrovato a salvare vite senza il camice addosso. C’è sempre una prima volta ed è arrivata inaspettata.

L’intervento di Fontanelli, professionista sanitario empolese di 42 anni, è risultato provvidenziale. “Mi trovavo su un altro campo - racconta l’infermiere empolese - Mio figlio frequenta il centro sportivo Checchi e gioca in squadra nell’Us Limite e Capraia. Per la prima volta insieme ai genitori dei ragazzi, abbiamo deciso di organizzare una partita, mettendo in piedi un gruppo di una quindicina di persone”. Poco dopo il fischio di inizio però, l’entusiasmo si interrompe. Cala il gelo. “Mi sono accorto di un giocatore che chiedeva di un medico. Allora sono partito”. Quando Fontanelli raggiunge il campo da gioco da cui è partito la richiesta d’aiuto, trova un uomo a terra, già in arresto cardiaco. "Uno dei compagni aveva già iniziato il massaggio cardiaco. Non ho avuto dubbi sulla gravità. Serviva il defibrillatore. Cosa ho pensato? Non ho esitato a lasciare la partita, che non è mai ripresa né per noi né per loro. Ma non conta perché insieme abbiamo vinto, tutti. C’è stata grande coesione, non è semplice riuscire ad adoperarsi con tempestività e nel panico totale se non sei del mestiere”. Le operazioni di rianimazione sembrano interminabili. Dieci, forse dodici minuti lunghi un’eternità. Ma poi, dopo il black out, la luce. «Ci siamo alternati col massaggio cardiaco. Il dae ha scaricato due volte. Sulla terza però non c’era più ritmo defibrillabile. Ma siamo andati avanti, non ci siamo mai fermati».

Con intervalli regolari, secondo il protocollo, Fontanelli tenta il tutto per tutto. E riesce nell’impresa di salvare una vita. “E’ il mio lavoro, nulla di più. Ma fuori dal reparto non mi era mai capitato nulla di simile. Non ho mai visto nessuno riprendersi così da un arresto cardiaco. Incredibile”. Incredibile che, scampata la tragedia, l’uomo abbia ripreso conoscenza e abbia trovato la forza per pronunciare poche parole. «Mi chiamo Fabrizio» ha sussurrato a Fontanelli prima dell’arrivo dell’ambulanza. Un primo incontro, tra i due, destinato ad avere un seguito.