EMPOLESE VALDELSA
Se allarmante è il fenomeno dei Neet, altrettanto preoccupante è quello dei giovani, minorenni e neo maggiorenni, autori di reato. Il consorzio ’CoeSo’ è impegnato sul territorio con un progetto che sta dando buoni risultati. Si tratta di "Good Times" che si basa su un modello di intervento sociale che fa leva sulla sinergia tra gli organi della giustizia minorile, i servizi sociali territoriali e il terzo settore. Good Times, finanziato dall’Impresa sociale con i bambini, coinvolge sei province toscane e una vasta rete di cooperative con capofila Consorzio ’CoeSo’ Firenze. ’CoeSo’ Empoli lavora sul territorio dell’Empolese Valdarno Valdelsa. In questi due anni di progetto sono stati coinvolti 21 ragazzi e una ragazza dai 14 ai 21 anni: 11 autori di reato segnalati dall’ufficio di servizio sociale per minorenni del dipartimento per la Giustizia minorile a livello ministeriale e 11 a rischio e individuati dal servizio sociale territoriale della Società della Salute Empolese Valdarno Valdelsa. L’equipe di COeSO Empoli svolge un lavoro con questi giovani centrato sull’emersione delle competenze trasversali e il riordinamento formativo. Ai ragazzi autori di reato è offerta la possibilità di incontri mirati volti a rielaborare il reato nell’ottica di aumentare la consapevolezza e la capacità critica del vissuto.
"Lavoriamo a fondo sul pensiero, sulle conseguenze che si generano rispetto a quello che viene compiuto – racconta Cristina Nunziati, operatrice di CoeSo Empoli -. Anche se non abbiamo parlato dei reati in sé abbiamo cercato di approfondire il loro punto di vista, di capire cosa è successo e perché hanno agito in un determinato modo". Tutti loro erano a rischio abbandono scolastico. Dopo una prima parte del percorso tutti sono rimasti iscritti a scuola o a percorsi di formazione, uno dei maggiorenni ha svolto un percorso per l’orientamento lavorativo e a breve sarà un beneficiario di borsa lavoro. Non repressione, quindi, ma riflessione e, dove possibile, prevenzione. "Questo progetto – aggiunge Nunziati - ha reso ancora più evidente quanto la prevenzione sia essenziale. Lavorare sul rischio dà molte soddisfazioni, perché consente di aggiustare il tiro e ripartire. Abbiamo discusso molto delle loro aspettative, rivisitando anche la loro idea di lavoro, che per molti di loro voleva dire “a nero”, dal momento che non vedevano altri sbocchi possibili".
Irene Puccioni