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Molto più che una squadra. Favola Capraia: soci-tifosi e partecipazione dal basso. Così rivive la comunità

Il club milita in Terza Categoria ma ha una curva da fare invidia alla Serie A "Il paese stava diventando un dormitorio, noi vogliamo risvegliare la passione". Decisioni prese in comune e attività autofinanziate: la società è un modello.

La “Sezione Asciutti“ di Capraia (Gasperini/FotoCronache Germogli)

La “Sezione Asciutti“ di Capraia (Gasperini/FotoCronache Germogli)

Una società dove i tifosi sono anche soci, dove la partecipazione parte dal basso, dove ci si impegna nel sociale, dove la curva non ha niente da invidiare a tifoserie di Serie A. Ecco a voi il modello Capraia. Non solo calcio, c’è molto di più: un modo per riaccendere lo spirito della comunità. E i risultati sportivi stanno dando i frutti sperati: al giro di boa del campionato di Terza Categoria, Girone A di Firenze, il Capraia è primo. La “squadra“, ma sarebbe riduttivo chiamarla così, è stata fondata solo nel marzo del 2023, ma già al debutto si è piazzata al terzo posto, mancando l’accesso ai play-off per un soffio.

Il modello societario rappresenta un unicum sul territorio: i soci fondatori, nel tentativo di coinvolgere la comunità del paese, hanno avuto l’idea di mettere in vendita, tramite abbonamento annuale, la partecipazione al consiglio di amministrazione della società. Di fatto, chi si abbona al Capraia, non solo avrà accesso a tutte le partite casalinghe della squadra, ma potrà anche dire la sua sulle scelte societarie. Mossa vincente, che ha portato a più di 100 adesioni per la loro prima stagione. "Volevamo trovare un modo di finanziare la società, rendendo quante più persone partecipi, al fine di creare un senso di comunità nel paese che altrimenti sarebbe andato perso - spiega Francesco Alderighi, socio fondatore ed esponente del consiglio di amministrazione -. Chi compra la tessera, compra anche un pezzetto di società, ci aiuta a pagare l’affitto del campo e l’iscrizione al campionato, e questo rende tutti più coinvolti e uniti. Inoltre, l’autofinanziamento serve anche come auto-controllore, perché non possiamo mai fare il passo più lungo della gamba". La visione è chiara: usare il calcio come veicolo per dare un’identità al paese e ai suoi abitanti: "Capraia stava diventando un paese dormitorio, noi proviamo a dargli una realtà alternativa: qua in paese ci sono due campi da calcio, ma nessuna squadra prima di noi. Inoltre, facciamo un sacco di eventi sociali, come cene di Natale o sagre di paese, dove accogliamo tutti coloro che attraversano l’ambito Capraia, dai bambini agli anziani, dai genitori dei giocatori ai tifosi, tutti riuniti a festeggiare sotto i nostri colori. È questo entusiasmo che ci spinge ad andare sempre avanti".

Passione che, poi, viene trasportata sugli spalti dalla “curva“ del Capraia, i fedelissimi che seguono i ragazzi ovunque vadano: "Il tifo nasce ancor prima della squadra, dai tempi delle partite all’oratorio: il nucleo dei tifosi attuali è sempre il solito da ormai 7 anni. Quando poi abbiamo iniziato a parlare di fondare la società, sapevamo di poter contare su un tifo solido che aiuta anche la nostra immagine. Anche per questo siamo riusciti a convincere giocatori a scendere di parecchie categorie, per venire a giocare in una piazza che ha un progetto ambizioso: per noi è motivo di orgoglio".

Damiano Nifosì