REDAZIONE EMPOLI

Morì durante il calcetto, a giudizio l’allenatore

È il processo bis sul decesso di Giovanni Conte avvenuto a Ponte a Elsa nel settembre del 2015. La prima udienza sarà a febbraio

Un processo bis per fare chiarezza su eventuali profili di penale responsabilità nella morte di Giovanni Conte. La procura di Firenze, seguendo le indicazioni del giudice che aveva mandato assolto il presidente dell’Asd Ponte a Elsa 2015, aveva chiesto il rinvio a giudizio dell’allenatore Alessandro Signorini, per aver consentito a Giovanni Conte – persona sovrappeso ed affetto da problematiche cardiache – di partecipare, pur non essendo tesserato con l’Asd ad un allentamento con conseguente partita di calcio senza pretendere il certificato medico di idoneità.

Era il primo settembre del 2015. Durante la partita Giovanni Conte, residente a Roffia, sposato e padre di due gemelli, si accasciò improvvisamente a terra: il suo cuore aveva ceduto rendendo inutile ogni soccorso. Nell’attesa dell’ambulanza furono fatti vari tentativi di rianimazione da parte dei presenti ma senza successo. Conte, appunto, non era tesserato per quella società e non aveva neanche il certificato d’idoneità medico sportiva. Proprio per questo su quella tragedia si aprì il capitolo giudiziario, volto a chiarire come e perché, pur in assenza dei requisiti minimi, fu permesso a Conte di entrare in campo. E quali, ed a carico di chi, fossero ravvisabili profili di penale responsabilità. Il giudice, all’esito del primo processo, aveva indicato i soggetti sui quali, a parer suo, incombesse l’obbligo di verificare la presenza in campo dei soli giocatori tesserati. Ed il pubblico ministero, al termine dei nuovi accertamenti, ha ritenuto di esercitare l’azione penale per il reato di omicidio colposo contro l’allenatore; l’unico che quella sera, dopo averlo invitato ad unirsi alla squadra, aveva l’obbligo di verificare se il Conte avesse o meno il certificato medico sportivo. L’istruttoria dibattimentale del “primo” processo aveva difatti confermato che se il Conte si fosse sottoposto alla visita medico sportiva, gli sarebbe stato senz’altro diagnosticata la patologia che, la sera del primo settembre di sei anni fa lo ha portato alla morte.

All’udienza preliminare, celebrata nei giorni scorsi tenutasi davanti al giudice Federico Zampaoli si sono costituite le parti civili (moglie e figli del Conte), assistiti dagli avvocati Andrea Cariello e Tommaso Gronchi del foro di Pisa. All’esito della discussione, si apprende, il giudice ha rinviato a giudizio Alessandro Signorini, 58 anni, difeso di fiducia dall’avvocato Lapo Bechelli. La prossima udienza – l’inizio della fase dibattimentale – è fissata a febbraio e si terrà davanti il giudice del tribunale di Firenze Mazzeo.

Carlo Baroni

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