Empoli, 14 dicembre 2024 – Il verdetto è arrivato. Il Tribunale di Firenze si è espresso positivamente: alla famiglia di Gaetano Comunale, mastro vetraio in forza alla Taddei durante i tragici fatti dell’8 marzo 1944 (quando furono deportati 55 cittadini di Empoli) spetta un “risarcimento danni per crimini di guerra e contro l’umanità”. È una sentenza che fa storia a Empoli. La prima che restituisce giustizia ad una vittima empolese riconoscendo ai suoi eredi un risarcimento per i dolori e la morte patiti nei campi di concentramento nazisti. Ai familiari del vetraio empolese trasferito a Mauthausen – dove trovò la morte – spettano 720mila euro. Deportato per aver scioperato l’8 marzo del ’44, Gaetano fu arrestato dai nazisti con altri 25 suoi colleghi dell’allora vetreria Taddei “che avevano aderito allo sciopero nazionale – si legge nella sentenza – avanzando richieste di aumenti salariali e invocando la fine della guerra. Il regime nazista organizzò un’operazione di rastrellamento su ordine diretto di Hitler”.
Il caso è seguito dall’avvocato empolese Diego Cremona del Foro di Firenze, a cui si sono affidati circa 60 ricorrenti del territorio – tra questi la famiglia Castellani – intentando la causa per accedere ai risarcimenti del fondo istituito nel 2022 dal governo Draghi come forma di ristoro per le sofferenze patite per i crimini di guerra del Terzo Reich. “Di sentenze di questo tipo – commenta il legale – il Tribunale ne ha emesse diverse negli ultimi mesi. E sono tante ancora le cause in corso. Ma nell’empolese è una prima conquista. Di sicuro un fatto importante perché si supera un’eccezione di prescrizione che parrebbe lampante (si parla di fatti accaduti 80 anni fa)”. Il caso dei risarcimenti era finito anche sul settimanale The Economist, mettendo in risalto il fatto che “i parenti delle vittime italiane del nazismo avrebbero potuto finalmente ottenere un risarcimento. Ma che, per via dei fondi scarsi, alcuni potrebbero non vedere mai un euro”. E’ anche questo il motivo per il quale i familiari di Comunale non nutrono grande fiducia. “La sentenza non è esecutiva - ha commentato preoccupato uno degli eredi - Se non verrà finanziato il fondo, oltre al danno ci sarebbe la beffa. Ci sarà un seguito a questo verdetto?”.
Lo abbiamo chiesto all’avvocato. “I soldi potrebbero essere incassati tra anni – spiega Cremona –. Se si dovessero aspettare i restanti gradi di giudizio, il rischio è che le figlie di Comunale, già anziane, non vedano un euro. Ma è doveroso sottolineare l’aspetto positivo di questa sentenza, dal punto di vista giudiziario un approdo importante. Potrebbe aprire alla possibilità che ad altre famiglie empolesi accada lo stesso. Diventa ragionevole sperarci, ora”. I prossimi step? Attendere il passaggio in giudicato, puntando in tempi brevi a fare la domanda di accesso al fondo. “Questa è solo una sentenza che stabilisce il diritto a un risarcimento – va avanti l’avvocato –, ma l’effettivo ristoro dipende dal passato in giudicato. Occorre che sia o impugnata e, si rivinca in secondo grado e in Cassazione o che l’Avvocatura di Stato rinunci ad impugnarla. Su questi aspetti non possiamo avere certezza. Occorre poi che il fondo presso il Ministero da cui dovremo attingere, sia ancora capiente”. Qui, lo scetticismo. “Anche se i fondi oggi disponibili destinati allo scopo dovessero esaurirsi, credo non esista Parlamento che possa permettersi di non rifinanziare”. Sono stanziati 61 milioni di euro, ma il numero dei ricorrenti supera i mille. C’è già stato un ritocco: partito con 55 milioni di euro, il fondo è arrivato a 61 milioni che stanno esaurendosi. Per il lieto fine, insomma, bisogna aspettare con cautela. “E dopo la domanda per accedere al fondo, il Ministero si riserva sei mesi di tempo per il pagamento”. Se tutto fila liscio, si parla di anni.