Nell’attimo. Pollina, artigiano della musica

Il cantautore fa un bilancio dei 40 anni di carriera. È tutto pronto per il concerto al Teatro del Popolo.

Nell’attimo. Pollina, artigiano della musica

Pippo Pollina, poliedrico musicista siciliano, che domani sarà in concerto al Teatro del Popolo di Castelfiorentino

CASTELFIORENTINO

"A tu per Tour 2024" del cantautore siciliano Pippo Pollina, concerto organizzato in collaborazione con Empoli Jazz, aprirà domani alle 21 la stagione del Teatro del Popolo di Castelfiorentino, unica data per il centro Italia.

Perché Castelfiorentino?

"Tradizionalmente la data in centro Italia la facciamo a Roma, ma quest’anno non è stato possibile per la concomitanza con la Festa del cinema; abbiamo quindi optato per Castelfiorentino e il suo Teatro del Popolo che ha un’ottima programmazione".

Cosa si deve aspettare il pubblico?

"Una retrospettiva sui miei quarant’anni di carriera musicale, caratterizzata però non soltanto da una serie di canzoni classiche del mio repertorio o del mio ultimo disco, ma anche da un racconto di aneddoti, dalla proiezione di filmati e fotografie, da duetti “a distanza“".

In questi 40 anni com’è cambiato il mondo della musica?

"Parecchio, non c’è dubbio, l’avvento del digitale si fa sentire anche nella musica, nell’elettronica. Però io rimango molto legato alla dimensione acustica, quella che scaturisce dai legni, dai metalli, dalle mani che si muovono e producono un suono su un qualche materiale. Il mondo della musica è cambiato anche perché l’aspetto commerciale è diventato preponderante rispetto alle intenzioni dei giovani, e quindi da questo punto di vista avverto un po’ di nostalgia, mi piacerebbe si ritornasse a quote più normali". Nelle sue canzoni ha toccato anche tanti temi sociali...

"Sì, è vero perché ritengo che uno dei compiti dell’artista sia quello di fare denuncia e al tempo stesso proporre delle idee che riguardano non soltanto la dimensione personale, emotiva, intima ma anche della nostra vita comunitaria".

Cosa l’ha portata giovanissimo a lasciare l’Italia?

"Il mio sogno era quello di viaggiare e stando all’estero per alcuni mesi, mi sono reso conto che quella dimensione s’addiceva di più al mio carattere. Ritenevo che l’Italia a quel tempo - erano gli anni Ottanta - stesse attraversando un momento storico difficile e temevo che potesse diventare quella che poi è diventata. Rifarei tutto e ritengo che per la mia musica sia stato estremamente positivo. Per mantenere la mia identità ho dovuto cambiare cultura, e non è stato facile".

Con la musica come compagna fedele di viaggio...

"Assolutamente, perché mi ha concesso di gettare un ponte immaginario fra me e gli altri e quindi grazie alla musica io sono diventato quello che sono, e grazie alla musica sono riuscito ad essere felice ogni tanto, aspetto che gli uomini dovrebbero rincorrere più spesso".

Come si spiega il suo successo?

"Ci vorrebbe molto tempo a spiegare il motivo per cui sono riuscito comunque a vivere di musica. Ho cercato di essere sempre quanto più trasparente e onesto possibile anche pagando di persona questa scelta perché mi ha precluso l’accesso in contesti di grande fruizione commerciale ma d’altra parte sono riuscito a raggiungere un pubblico di qualità, ben più importante della quantità".

Lo scorso gennaio è uscito il suo ultimo album, com’è nato questo ennesimo lavoro discografico?

"È il mio 25° album, “Nell’attimo - 10 canzoni fatte a mano“ vuol rivendicare l’aspetto artigianale delle medesime; “nell’attimo“ perché l’unico momento di cui si ha certezza è quello che stiamo vivendo adesso, il presente, e quindi volevo dedicare a questa dimensione del tempo così importante una serie di riflessioni".

Simone Cioni