ELISA CAPOBIANCO
Cronaca

Empoli in lutto, morto Ottorino Mancini: dalla guerra all’impresa, "Se ne va un pezzo di storia"

Maestro vetraio ma anche istruttore di guida, ha dato la patente a intere generazioni che ora lo piangono

Ottorino Mancini

Empoli, 12 febbraio 2024 – Ci sono esistenze destinate a resistere a tutto – anche al tempo –, che diventano eterne grazie all’eredità ricca di valori e di insegnamenti che lasciano sulla Terra al loro passaggio.

Quella di Ottorino Mancini ne è un esempio. Insieme a lui se n’è andato un pezzo della storia di Empoli ma anche un prezioso custode della memoria collettiva, imprenditoriale e non solo. Pontaelsese doc, avrebbe compiuto 103 anni ad agosto.

Una vita intensa la sua, "vissuta all’insegna dell’impegno, dell’onestà e dell’amore sconfinato con cui ha costruito una famiglia bellissima" attorno alla quale giovedì scorso si è stretta in un doloroso abbraccio l’intera comunità.

Ottorino è stato tante cose. Un buon padre, un grande nonno, un super bisnonno. E un instancabile lavoratore: ha iniziato a faticare già dalla tenera età, sin da bambino, e ha continuato senza sosta, prima di partire per la guerra e dopo, al suo ritorno dall’Africa da dove lo avevano dato per morto.

«Da giovanissimo prendeva la bicicletta e andava a raccogliere le pelli di coniglio dai contadini, pedalava per chilometri per portarle a stoccare e poi consegnarle alle confezioni empolesi – racconta la nipote Francesca Frediani, facendosi portavoce dell’intera famiglia –. Si è costruito da solo con tanti sacrifici, erano altri tempi, ma ha trasmesso a tutti noi l’entusiasmo per il lavoro, la tenacia e l’importanza della lealtà, della costanza".

A 14 anni si innamorò follemente di Fernanda Scotti – scomparsa nel 2020 – che di anni ne aveva 12. "La loro è stata una storia meravigliosa, si sono amati per 74 anni – continua la nipote –. Mia nonna lo ha aspettato per cinque anni finché non è tornato dalla guerra e hanno costruito una vita insieme". Ottorino, oltre ad aver aperto la prima autoscuola della città e a esser stato istruttore di guida (intere generazioni hanno preso la patente con lui), è stato pure maestro vetraio, nonché tra i primi a portare le auto dalla Fiat di Torino alla Scotti. Tra le sue innumerevoli passioni quella per la musica – "suonava il sax nella Filarmonica della Scala" –, per il calcio "era un tifoso sfegatato dell’Empoli e della Juve" – e per il ciclismo. "È stato fino all’ultimo un uomo sorridente, tenace, positivo ed entusiasta. Viveva per noi e soprattutto per i suoi quattro bisnipoti: erano il suo orgoglio", aggiunge Francesca commossa.