GIOVANNI FIORENTINO
Cronaca

Pietra d’inciampo per Oreste Mancioli. Deportato, morì nel lager di Gusen: "All’interno del campo trovò Rovai"

L’opera sarà realizzata dall’artista Gunter Demning e posta l’8 marzo in via Fonda con gli alunni delle scuole. L’assessore Nesi: "I montelupini rastrellati furono più di 50, ma di alcuni di loro sappiamo troppo poco". .

Lorenzo Nesi, assessore alla Memoria del Comune di Montelupo Fiorentino

Lorenzo Nesi, assessore alla Memoria del Comune di Montelupo Fiorentino

MONTELUPO FIORENTINOSi chiamava Oreste Mancioli, era nato a Montelupo nel 1902 ed il 10 giugno del 1944 venne rastrellato dai nazifascisti a Pontedera. E fu trasferito a Mathausen, da dove non fece più ritorno: perse la vita nel campo di concentramento di Gusen nel 1945. E come già fatto per le sedici vittime montelupine dei lager nazisti, il Comune di Montelupo lo ricorderà dedicando anche a lui una pietra d’inciampo. Sarà realizzata dall’artista Gunter Demning e posta il prossimo 8 marzo, che per Montelupo non è e non sarà mai un giorno come un altro: l’inaugurazione è stata fissata in via Fonda per le 9, alla presenza degli alunni delle scuole. Gli studenti, alle 11, assisteranno anche allo spostamento della pietra d’inciampo dedicata al maestro Giuseppe Lami, dalla scuola Enrico Corradini (oggi MMAB) dove insegnava, all’ingresso della sezione maschile dell’istituto.

"La storia di Mancioli conferma una volta di più l’importanza della ricerca, che intendiamo continuare a portare avanti. Da ricerche condotte negli ultimi anni è emerso che altri cittadini di Montelupo Fiorentino furono vittime della deportazione, anche se avvenuta in località e in date diverse – ha spiegato Lorenzo Nesi, assessore alla Memoria - per questo motivo si è reputato importante, al fine di non perdere la memoria di quei tragici eventi, provvedere alla ideazione e realizzazione di una ulteriore pietra d’inciampo. I cittadini di Montelupo deportati furono più di 50, ma di alcuni di loro sappiamo troppo poco". Mancioli, nato alla Torre, lasciò il paese da giovane e lavorava come barrocciaio. Nel lager, molto probabilmente, incrociò Castellani.

"Di sicuro trovò Rovai, che nelle sue memorie ricorda un incontro con Mancioli all’interno del campo – ha aggiunto Nesi - "Oreste, non mi riconosci?", gli disse, stupendosi che sebbene fosse deperito a causa della fame e delle fatiche del lager, l’interlocutore non lo avesse riconosciuto". E’ attesa infine a giorni una delle prime sentenze in merito ai ristori per le famiglie vittime di crimini di guerra e contro l’umanità compiuti dalle forze del Terzo Reich, che dovrebbe riguardare Luigi Bardini.

Giovanni Fiorentino