BRUNO BERTI
Cronaca

Più forti della crisi. La flessione tedesca minaccia i colossi: "Ma il distretto regge"

L’analisi di Paola Castellacci (Confindustria Empolese Valdelsa): "Il fatto di poter contare su più comparti ci rende più resistenti. Così possiamo affrontare le difficoltà e continuare lo sviluppo" .

Più forti della crisi. La flessione tedesca minaccia i colossi: "Ma il distretto regge"

Se l’economia più importante della Ue, quella tedesca, ha il motore che batte in testa, ci si può attendere che anche le economie dell’Unione avranno problemi. Se questo è vero a livello continentale, le conseguenze si diversificano anche in base ai settori in affanno e alla loro presenza, più o meno significativa, nelle varie realtà locali, tra cui quella dell’Empolese Valdelsa. Stando ai dati che arrivano da Berlino, l’economia tedesca nel 2023 è ufficialmente in recessione. Non siamo a livelli drammatici, perché l’economia della Repubblica federale è un gigante, ma, con il suo ruolo di locomotiva dell’Ue messo in ombra, ci sono ripercussioni anche per altri Paesi, tra cui il nostro, in quanto fornitori di beni alla grande macchina industriale tedesca, a partire, tanto per fare un esempio chiaro, dall’export di articoli del comparto metalmeccanico, con un occhio di riguardo per il settore dell’auto. Ma c’è comunque da considerare che le conseguenze dell’affanno berlinese non sono uguali per tutti: dipende dalla presenza o meno di aziende che operano nel settore delle forniture per il settore dell’automotive o per quello della chimica.

In questo quadro non siamo messi male, visto che dalle nostre parti non abbiamo presenze rilevanti di imprese ‘tributarie’ delle commesse metalmeccaniche della Repubblica federale e che anche nel settore chimico, ben presente da noi, siamo semmai clienti dei prodotti finali tedeschi, che, in caso di crisi, diventano meno costosi di quando c’è una richiesta forte, che fa lievitare i prezzi di acquisto. Allora, si può dire che la mancanza di imprese metalmeccaniche legate mani e piedi, per così dire, alle richieste dei clienti tedeschi, è un vantaggio importante.

In questo quadro si conferma molto utile il nostro comparto della moda, che qualche problema ce l’ha, ma non è neppure in condizioni preoccupanti.

Infatti, i territori che possono mettere in campo una pluralità di settori economici sono più resistenti ai colpi delle crisi di chi dispone di un solo comparto economico quando questo va in crisi. Di questa valutazione è convinta la presidente della sezione di Confindustria Firenze dell’Empolese Valdelsa, Paola Castellacci. "Poter contare su più comparti economici di punta – spiega l’imprenditrice - rende i territori più resistenti ai problemi in caso di crisi economiche. La nostra polisettorialità è quindi una carta vincente nelle vicende dell’economia, ma è anche un’opportunità per poter continuare a svilupparsi". Se in proposito si vuole un paragone, basti pensare al sistema industriale pratese che, quando ha visto andare in crisi il tessile, comparto quasi invasivo si potrebbe dire, ha dovuto alzare bandiera bianca. Quindi, c’è da ringraziare la presenza di imprese di settori diversificati, che consentono di resistere meglio ai rovesci dell’economia. Tanto per capirsi, quando l’Empolese aveva una rigogliosa presenza di vetrerie e confezioni, se andava in crisi uno di questi settori, c’era sempre l’altro e viceversa. Sia chiaro, questo non significava che non ci fossero prezzi da pagare, in termini di chiusure di imprese, con perdite finanziarie e di occupazione. Ma una possibilità di futuro restava sempre possibile.

Al momento le carte dell’Empolese Valdelsa si giocano sulla moda, con un occhio di riguardo per l’export, sulle imprese del settore della chimica, a partire da Irplast, Vibac e Magis, senza dimenticare le tecnologie informatiche per le imprese presidiate dal colosso empolese Sesa (ben oltre 3 miliardi di fatturato) e le produzioni alimentari, con l’altro big cittadino, la Sammontana.