Empoli, 12 gennaio 2025 – “Sto per inviare un’ingiunzione di pagamento al Ministero tramite l’avvocato del sindacato Flc Cgil di Firenze perché lavoro nella scuola pubblica italiana e sono senza stipendio da novembre”. Tre buste paghe arretrate, un pagamento è stato miracolosamente – e per pura coincidenza, a suo dire – sbloccato dopo questo annuncio. Sta di fatto che la situazione è particolarmente complicata per le supplenze brevi e Mirko Manetti, insegnante precario di Montelupo Fiorentino, ne sa qualcosa. È bastato un post sui social, che i commenti di colleghi attualmente sulla stessa, spiacevole, posizione non sono tardati ad arrivare.
“Ottobre e novembre mi sono stati pagati il 27 dicembre”, racconta un docente. “Per la supplenza breve non stupisce – dice un altro utente –. Pure a me è successo, sono arrivata a cinque mesi di ritardo”. Per molti, di fatto, i ritardi sono la norma. “E pensare – sdrammatizza Manetti, al momento insegnante di sostegno alla scuola media Alessandro Paoli di Signa – che avevo chiuso la partita Iva per una maggiore stabilità economica”.
A 44 anni, con un passato professionale legato al mondo del teatro e interrotto a causa della pandemia, Mirko Manetti ha intrapreso già da ’grande’ la strada dell’insegnamento. “Ci sono arrivato tardi anche se l’insegnamento è sempre stato nelle mie corde – racconta –. Lavorando in teatro con la pandemia è diventato impossibile avere ingressi regolari”. Ma si potrebbe dire lo stesso, da dipendente statale. “Quest’anno sta peggiorando una situazione tipica dei lavoratori precari della scuola. È il mio quinto anno di insegnamento. Faccio sostegno anche se in realtà sarei insegnante di italiano, senza competenze specifiche: ecco una delle tante cose non fatte come non si dovrebbe”.
Diciotto ore settimanali, cattedra piena e ’figlio’ del concorso Pnrr1 dello scorso anno che ha lasciato tanti candidati nella condizione di precari. “Non sono a ruolo – spiega Manetti – perché tra quelli che hanno vinto il concorso nato per stabilizzare i precari, il primo della storia della Repubblica dove non c’è una graduatoria. Se anche passi tutte le prove, non c’è uno scorrimento della lista, rientrano solo i numeri necessari. E gli altri, anche se passati, sono punto e a capo. Continui a essere precario”.
Pare una prassi tutta italiana quella di pagare i dipendenti a tempo determinato con tempistiche casuali: Manetti, assunto il primo ottobre, ha visto solo lo stipendio relativo al primo mese da supplente. Oltretutto la burocrazia non è di conforto.
“L’elaborazione della busta paga è un continuo scambio di informazioni tra l’ente da cui sei assunto, il Ministero dell’economia, e quello a cui afferisci. Le segreterie nicchiano. Difficile capire di chi sia la responsabilità. Per questo ho deciso di muovermi e mi sono rivolto alla Cgil”.
Con una casa di proprietà per fortuna, ci sono ’solo’ le utenze per tutta la famiglia da pagare. “È una questione di principio, in primis. Ma se si va avanti così, io come tanti altri della categoria, sono in difficoltà. Rincorrere lo Stato per farsi pagare – conclude Manetti – è paradossale. Come ai tempi della partita iva, con i clienti…”.