di Francesca Cavini
Progetto Multiutility Toscana, dai sindaci dell’Unione e da alcuni della provincia di Pistoia arriva uno stop ai lavori. Almeno per quanto riguarda i comuni da loro amministrati. Secondo i programmi a suo tempo annunciati, entro il 2022 sarebbe dovuto avvenire lo scioglimento di Publiservizi, la società a totale capitale pubblico che gestisce i servizi locali (ciclo idrico integrato, gas metano, igiene ambientale), con successiva incorporazione per fusione nella Multiutility Toscana che ha in Alia Spa la capofila e in cui devono confluire anche Consiag e Acqua Toscana. Ma questo scioglimento, funzionale al progetto che dovrebbe (avrebbe dovuto?) portare alla nascita dell’azienda toscana multiservizi, non ci sarà. Ad annunciarlo, in un documento che porta in calce le loro firme, sono gli undici primi cittadini dell’Empolese Valdelsa e quelli dei comuni di Larciano, Lamporecchio e Massa e Cozzile. Dopo aver ripercorso le tappe che hanno portato dopo quasi due anni di confronti e discussioni alla decisione di far nascere, appunto, la Multiutility Toscana, i sindaci ricordano che "i nostri comuni hanno partecipato con grande convinzione allo sforzo teso a creare in Toscana una prima consistente aggregazione delle società che nelle province di Firenze, Prato e Pistoia gestiscono i servizi nel campo idrico, dei rifiuti e del gas, individuando in tale unificazione una solida base di partenza per arrivare a medio termine a dar vita a un soggetto industriale di scala regionale, quotato e saldamente sotto controllo pubblico. Il compimento di questo percorso virtuoso e ambizioso presuppone l’approvazione in ciascuno dei consigli comunali dei territori interessati delle stesse delibere omni comprensive, il cui contenuto è stato concordato nei dettagli a valle di un confronto serio, prolungato e approfondito". Ma qualcosa, proprio in fase di approvazione, non è andata come era stato stabilito.
"Allo stato dei fatti – scrivono i sindaci – dobbiamo con rammarico registrare che soltanto nei nostri comuni si è arrivati all’adozione di atti pienamente rispondenti alle intese raggiunte a livello istituzionale, mentre in altri consigli comunali sono state finora approvate delibere che da essi si differenziano in punti decisivi".
Quindi il motivo per cui si è deciso di non sciogliere Publiservizi è evidente: non si possono approvare delibere diverse quando si sono presi accordi precisi e istituzionali sul futuro della gestione dei servizi pubblici e delle società in essa coinvolte. "È del tutto evidente che l’eliminazione di tale fondamentale discrepanza – sottolineano i sindaci – è condizione imprescindibile per andare avanti nel processo aggregativo nel quale abbiamo riposto e continuiamo a riporre ampie e radicate speranze". Anche perché, si fa notare nel documento, “il permanere di questa asimmetria nelle manifestazioni di volontà dei consigli comunali genera pesanti e ineludibili incognite“. Ed è proprio nell’incertezza creata da questa discrepanza che risiede il problema: c’erano accordi che una parte, i sindaci firmatari, ha rispettato alla lettera e un’altra parte no.
"Finché l’asimmetria sussiste – concludono i sindaci – procedere allo scioglimento di Publiservizi, che contiene il patrimonio storico del nostro territorio sui servizi pubblici locali, ci risulta pertanto impossibile. La nostra volontà politica e amministrativa l’abbiamo espressa con una chiarezza cristallina nelle nostre delibere comunali, e non avremo problemi a ribadirla in nessun momento, ritenendo più valide che mai le finalità di interesse pubblico da cui ha preso le mosse l’intero Progetto Multiutility. Ribadendo di ritenere più valide che mai quelle finalità di interesse pubblico, riteniamo indispensabile, prima di assumere decisioni non reversibili, verificare che le predette difformità, e le corpose incertezze formali e sostanziali che da tali difformità direttamente discendono, siano superate".