
Simone Casati ha trovato il dente di squalo nelle campagne nei pressi di Castelfiorentino
Castelfiorentino, 7 dicembre 2019 - E’ morto e si è posato sul fondo dell’Oceano, a Castelfiorentino. Succedeva 4 milioni di anni fa, quando in questa zona in Valdelsa c’era una fossa oceanica. E lo squalo, un Cosmopolitodus hastalis, ha lasciato tracce arrivate fino ai nostri giorni. Dopo le piogge che hanno dilavato il terreno, dalla terra è emersa una testimonianza di quel tempo, un dente fossile lungo quasi 5 centimetri. A ritrovarlo, un appassionato ricercatore, Simone Casati, che dai terreni argillosi di questa zona ha riportato alla luce anche una balena ora custodita nel polo espositivo di Badia a Settimo a Scandicci.
«Nel Medioevo – dice Casati – a questi fossili venivano attribuite proprietà magiche e curative. Erano chiamati glossopetre per la loro forma che somigliava a una lingua di serpente pietrificata. Successivamente, con l’avanzare degli studi paleontologici, le “glossopetre” furono identificate come denti di squali fossili». Casati è da sempre uno studioso di fossili e testimonianze dal passato remoto della nostra regione. Recentemente l’università di Pisa gli ha attribuito la scoperta di una nuova specie di delfino dell’era del pliocene chiamandolo col suo nome (Casatia Thermophila). Il dente fossile, grazie alle conoscenze, fondate sulle basi lasciate dagli studiosi vissuti nei secoli passati, ha permesso di capire quante specie di squali vivevano nei nostri mari milioni di anni fa. Grazie ai ritrovamenti dei loro denti fossili, diversificati per forma e dimensione, è stato possibile ricostruire gli ambienti del passato sulla base degli esemplari attualmente viventi: adattati adesso al clima e alle profondità in cui vivono. Attraverso i denti è possibile ricostruire le caratteristiche degli animali che li hanno persi.
«Il Cosmopolitodus hastalis – dice ancora Casati – è vissuto circa 4 milioni di anni fa ed è un progenitore del moderno squalo bianco con il quale condivideva le dimensioni. Il dente ha una lunghezza di circa 4,6 cm di smalto e corrisponde a quello che gli scienziati nominano come A1 o A2, ossia anteriori centrali. Secondo i diagrammi che legano le dimensioni dei denti con la lunghezza dell’animale, pubblicati quest’anno dal dipartimento di Scienze biologiche dell’università di Chicago, un dente di questa lunghezza è appartenuto ad un animale lungo circa 6 metri che un tempo nuotava dove adesso si trova la campagna toscana in provincia di Firenze». Le ricerche del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, in collaborazione con il Gamps, l’associazione presieduta da Casati, hanno permesso di ampliare le conoscenze sull’antico Mar Mediterraneo. Ogni nuova scoperta è qn tassello che si aggiunge al mosaico della storia evolutiva del nostro mare e dei suoi antichi abitanti. Fabrizio Morviducci © RIPRODUZIONE RISERVATA