
Andrea Dell'Orso davanti all'ospedale di Empoli
Empoli, 16 gennaio 2016 - «Sono arrivato fin qui dimostrando che nel mio territorio si possono creare le condizioni per sviluppare una ricerca scientifica di livello internazionale». Inizia così l’incontro con il dottor Andrea Dell’Orso, trentenne tecnico di radiologia dell’ospedale San Giuseppe di Empoli che fra pochi giorni volerà a Sedona (Usa) per un congresso della Ismrm (International Societies of Magnetic Resonance in Medicine), dove sarà l’unico relatore italiano. La Federazione italiana tecnici di radiologia sosterrà una ricerca per migliorare le immagini della risonanza magnetica. La federazione, riconoscendo l’alto valore che la ricerca ha in ambito sanitario, finanzierà in questo modo un’idea nata cinque anni fa proprio da Dell’Orso grazie all’aiuto di un ingegnere (Francesco De Milato), di un informatico (Giovanni Arisi) e di un ricercatore clinico (Claudio De Felice). Un italiano che dimostra che non è automatico dover espatriare (salvo per un congresso...) per avere successo.
A oggi l’idea iniziale di eliminare gli artefatti della risonanza magnetica, e in alcuni casi di ridurre il tempo d’esame, è diventata a tutti gli effetti un progetto sperimentale di ricerca che ha superato l’esame della ex Asl 11 e ottenuto il parere favorevole dal Comitato etico area vasta centro. Lo sviluppo futuro di questa ricerca non sarebbe stato possibile senza il sostegno e la disponibilità del dottor Sandro Santini, direttore del dipartimento diagnostica e dei coordinatori tecnici Ettore De Rosa e Claudio Gulli. Il progetto è stato voluto dall’allora vicecommissario Renato Colombai e dalla direttrice del dipartimento professioni sanitarie di Empoli, Simonetta Chiappi.
«Tutto è nato 5 anni fa da un’idea per risolvere un problema frequente in risonanza magnetica, gli artefatti – spiega il giovane tecnico – ovvero false immagini che non rappresentano la reale anatomia del paziente ma che vi si sovrappongono complicando la diagnosi medica. I più comuni sono dovuti al movimento del paziente o al flusso arterioso dei vasi chiamati in gergo ‘ghost’. Non si possono completamente eliminare, e gli algoritmi commerciali li possono ridurre a patto di aumentare il tempo di esame».
L’idea innovativa di Dell’Orso è stata di sviluppare un software che senza modificare niente delle attuali macchine in commercio, riesce a ridurre o eliminare questi artefatti senza aumentare i tempi dell’esame. In 5 anni 3 brevetti, varie pubblicazioni scientifiche e molti congressi. «Ho incontrato tanti giovani tecnici di radiologia che hanno le basi per iniziare una propria ricerca e come me hanno una grande voglia di crescere, di studiare, di fare qualcosa di buono. Ma non ci sono i mezzi. Io oggi sono felice perché ho ottenuto un sostegno economico da parte di un ente pubblico che ha riconosciuto l’alto valore del mio lavoro. Poche migliaia di euro, è vero, ma che per me hanno un importante significato simbolico». Insiste Dell’Orso: «Le Camere di commercio hanno fondi per la ricerca, ma te li danno solo se hai la partita Iva, se sei un’azienda. Un cittadino comune, un ragazzo come me che ha una buona idea deve arrangiarsi, e i soldi che lo Stato stanzia ogni anno in parte restano lì».
Il radiologo ha avuto successo dove ricercatori stranieri avevano fallito: non è dovuto partire ma è stato costretto a muoversi fino a poco tempo fa senza un euro di contributi, investendo nel progetto risorse, tempo e denaro. Il finanziamento appena arrivato lo ha spinto a chiedere la possibilità di sviluppare l’idea proprio nell’ospedale empolese dove lavora (sta comunque studiando ingegneria biomedica per conseguire una seconda laurea, ndr). «Ai giovani come me dico si non mollare e di portare avanti le proprie idee con determinazione. I risultati poi arrivano».