"Dobbiamo gettare il cuore oltre l’ostacolo: il primo passo dovrà essere il riconoscimento dell’emergenza nazionale, per ristorare i cittadini e le aziende. Poi c’è lo "scudo idraulico" presentato nei mesi scorsi, un progetto da 40 milioni di euro che prevede la realizzazione di una serie di casse d’espansione e l’innalzamento degli argini. Chiederemo alla Regione di finanziarla a stralci: un investimento oneroso, ma che metterebbe definitivamente in sicurezza Castelfiorentino e la Valdelsa fiorentina".
La sindaca Francesca Giannì ha così indicato i prossimi ’step’ relativi al post alluvione. Per una formula che a Castello evoca tuttavia uno scenario diverso da Cerreto o da Vinci, ad esempio: per il territorio castellano l’alluvione non è quella dello scorso 2 novembre che in effetti non causò danni degni di nota, ma quella che poco più di due settimane fa ha allagato Malacoda e Petrazzi causando con l’esondazione dell’Elsa (secondo una prima stima) danni superiori ai due milioni di euro. Ecco, ma a cosa è dovuta questa particolarità? Perché il territorio ha sofferto maggiormente all’evento della notte fra il 17 e il 18 ottobre scorsi rispetto all’evento dello scorso novembre? "Bisogna premettere che le abbondanti precipitazioni abbattutesi sul Senese hanno influito. E con lo scolmatore che è regolarmente entrato in funzione, l’assenza di parte dell’argine è stata determinante – ha spiegato Giannì, riferendosi alle arginature che erano state in parte abbattute per consentire i lavori di realizzazione della "nuova" 429 – ciò non vuol dire però che un’arginatura perfettamente integra avrebbe evitato automaticamente eventuali straripamenti dell’Elsa: ci eravamo anzi preparati all’eventualità di straripamenti di minore intensità, tant’è che avevamo già messo in preallerta i residenti".
Sono già stati realizzati lavori in somma urgenza per circa mezzo milione di euro, intervenendo anche sull’argine in precedenza abbattuto: l’obiettivo è quello di fronteggiare nel migliore dei modi eventuali nuovi fenomeni meteo di portata eccezionale, nei limiti del possibile. Per far ripartire più velocemente i territori colpiti, riconoscendo in maniera più rapida i ristori alle imprese e ai cittadini danneggiati, serve però che dal governo arrivi il riconoscimento dello stato d’emergenza nazionale: Castello non rientra per il momento nei 12 milioni di euro di ristori annunciati dal ministro Nello Musumeci. "Castello non deve diventare l’ennesimo caso in cui, dopo un’emergenza, bisogna attendere degli anni – ha aggiunto Giannì, guardando ai prossimi passaggi – i lavori del Genio Civile, della Direzione strade e delle aziende sulla 429 bis sono quasi conclusi e stanno andando avanti con una logica definitiva: la nostra aspettativa è che vengano completati. Ciò aiuterà in caso di eventi alluvionali, ma in attesa della presa di posizione del Genio Civile sulla certezza dei lavori effettuati abbiamo un piano specifico per l’area che prevede un innalzamento del rischio idraulico, da aggiornare la prossima settimana. E dopo i ristori e la ricerca della verità sull’accaduto, il passo successivo deve essere la sicurezza idraulica della Valdelsa".
Giovanni Fiorentino