Montelupo Fiorentino, 23 agosto 2023 – “Siamo a quota 16 salvataggi. Quelli degli ultimi due giorni, davvero notevoli dal punto di vista delle quantità di esemplari". E non finisce qui. Sono previste altre uscite perché l’emergenza è tutt’altro che risolta. E così sarà fino all’arrivo delle prime piogge. A gestire gli interventi - su base volontaria - in un torrente Pesa ormai prosciugato è Lorenzo Nesi, coordinatore dei Comuni firmatari del Contratto di fiume del torrente Pesa e assessore all’ambiente di Montelupo Fiorentino. E’ da lui che spesso parte la catena di "passaparola" via whatsapp. Raccoglie le segnalazioni che tanti cittadini inviano quando notano qualche situazione anomala.
“Ci troviamo alle 18 al capannino dei pescatori di Sant’Ippolito. Se siamo in tanti possiamo fare un buon lavoro. Venite con gli stivali. E se avete un secchio, portatelo". Detto, fatto. All’appello i volontari in arrivo non solo dal territorio montelupino, ma anche da Lastra a Signa, Cerbaia e zone limitrofe, si mobilitano. La scena, una volta arrivati sul punto critico, in località Pescaia dei Capitani, dove il fiume a monte guarda Lastra a Signa e sulla riva sinistra Montelupo, è straziante. Migliaia di pesciolini agonizzanti che affiorano dalla pozza d’acqua nel letto di un torrente che non c’è più. Per molti è troppo tardi, ma qualcosa si può ancora fare. Si forma una catena di "montaggio" ormai rodata. Stivali di gomma ai piedi, retino in mano, guanti. C’è chi pesca addirittura con le mani e quel che emerge è raccapricciante. Manciate di avannotti storditi, alcuni già preda di serpi e uccelli, emergono dalla pozza dove l’acqua non supera i 20 centimetri. Il retino tira su di tutto: in gran parte cavedani, ma anche di esemplari di ghiozzo di ruscello e barbo tiberino, due specie in via d’estinzione. Il nemico insidioso? Il cosiddetto gambero killer, quello rosso della Louisiana, un’ulteriore minaccia per i pesci rimasti in vita. Tre giorni fa sono stati recuperati circa 500 avannotti per volta, per un totale di almeno 6mila piccoli pesci. Ma non è bastato. "C’è tanto bisogno, ci organizziamo come possiamo". E quindi, due operazioni nel giro di 24 ore. I secchi pieni di "vita" vengono svuotati dove l’acqua resta sempre abbondante, in località I Lecci.
Le operazioni di salvataggio sono iniziate il 22 luglio, più tardi rispetto all’estate passata che le vide partire intorno al 10 giugno. "E’ una pesca miracolosa. Più tiro su, più mi indigno. Sono 50 anni che da Ferragosto in poi, ogni anno è emergenza". Floriano Pratelli, 69 anni, è da sempre in prima linea nella difesa del fiume. Il primo salvataggio? Aveva solo 10 anni. Pochi meno del piccolo Elia che lunedì, con mamma e babbo, munito del suo retino, si è unito al gruppo per fare la propria parte. "Un giorno la natura ti sarà riconoscente di questo impegno", gli dicono per incoraggiarlo. Ai pesci manca l’ossigeno, è preziosa la botte di Floriano, realizzata artigianalmente: ha raccolto più di 400 chilogrammi di pesce. "Salvando i ghiozzi si fa un bene enorme all’ecosistema - dicono i volontari - Questa specie in Italia è rimasta solo in Pesa a Montelupo e in un paio di torrenti tra l’Umbria e l’Alto Lazio".