Sette anni senza Sara Scimmi. L’appello della sorella: “Chi sa, si faccia avanti. Vogliamo solo la verità”

Nella notte del 9 settembre 2017 la famiglia Scimmi piombava nel dolore. E da allora chiede che si faccia piena luce sull’incidente mortale. E’ stata lanciata anche una petizione on line per riaprire il caso

Sara Scimmi aveva diciannove anni la notte in cui rimase uccisa sulla strada 429

Sara Scimmi aveva diciannove anni la notte in cui rimase uccisa sulla strada 429

Castelfiorentino, 9 settembre 2024 – Chi sa, parli. “Per caso hai visto Sara? Se saliva su un’ auto, se incontrava e parlava con qualcuno. Sul momento non hai dato peso alla cosa, ma credimi dopo sette anni quello sarebbe ancora un dettaglio fondamentale”. Un dettaglio che potrebbe portare alla svolta. Un appello, quello di Giulia Scimmi, carico di rabbia e di dolore. Sette anni fa, per lei e per la sua famiglia, iniziava il calvario. Era notte. Sara Scimmi, 19enne di Castelfiorentino – sorella di Giulia – la notte del 9 settembre del 2017 fu trovata cadavere sulla strada regionale 429. Per la morte della giovane - tra indagini, servizi televisivi di Chi l’ha visto? e appelli della famiglia – l’unico a finire a processo (già celebrato in primo grado e conclusosi con l’assoluzione e passato poi in appello) fu l’autotrasportatore che con il suo Tir investì Sara. Ma il punto, per la famiglia, è sempre stato un altro. Il prima. Sul quale fu aperto un filone d’indagine per omicidio volontario contro ignoti - e conclusosi con l’archiviazione - per verificare se Sara, prima di essere travolta dal camion, fosse stata aggredita, o abbandonata in strada, o travolta da altre auto dopo una normale serata in discoteca.

Gli accertamenti che portarono all’archiviazione – ricordiamo - avevano riguardato l’esame dei filmati girati dalle telecamere di una stazione di servizio nelle vicinanze dell’incidente, le testimonianze di giovani che si trovavano dentro e fuori la discoteca dalla quale la ragazza si era allontanata poco prima di essere investita, e i risultati dell’autopsia. Nessuno dei numerosi accertamenti consentì di sostenere, allora, che l’incidente fosse stato preceduto da un qualsiasi atto posto in essere ai danni della 19enne. Eppure punti oscuri non mancano: il destino di un orologio e di un anello, indossati da Sara nelle foto scattatele in discoteca ma mai trovati sul luogo dell’incidente, né nelle vicinanze. Ma perché Sara Scimmi era sdraiata a terra al centro del rettilineo di una strada statale? Era stata vittima di un’aggressione o era stata scaricata lì da qualche auto? Il corpo di Sara era parecchio distante dalla discoteca. A piedi sono sette minuti. Perché allontanarsi da sola fino a quel punto, lasciando le amiche ? Domande ancora aperte, che nei mesi scorsi sono state di nuovo messe sotto la lente. Con particolare riguardo per la possibile identificazione di un’auto, presente all’interno delle riprese di videosorveglianza, che potrebbe avere un ruolo in quella notte.

Potrebbe aver trasportato Sara Scimmi fino al luogo dove fu trovata senza vita? Lo stesso primo processo ha evidenziato la mancanza della prova che Sara Scimmi fosse viva quando era distesa sull’asfalto. Cos’è successo prima? La morte della giovane, volontaria della Misericordia e molto conosciuta in paese, ha sconvolto non solo la famiglia e la comunità castellana, ma il Paese intero. Questo è un cold case italiano ancora aperto. Da sette anni, oggi. E sui social è aperta la petizione on line per chiedere un’ ulteriore indagine per capire chi ha causato la morte della 19enne. Sono oltre mille le firme raccolte per chiedere giustizia.

Carlo Baroni