IRENE PUCCIONI
Cronaca

Scuola, la storia: «Rinunciai a un lavoro fisso per il mio sogno di insegnare»

Parla Simone Caverni, 35 anni

Simone Caverni

Empoli, 24 agosto 2019 - Simone Caverni si ritiene fortunato. Non ha ancora 35 anni ed è già un insegnante di ruolo. Il precario lo ha fatto ‘soltanto’ per nove anni, alternando la sua cattedra di insegnamento, educazione fisica, al sostegno. Subito dopo aver firmato il contratto a tempo indeterminato si è lasciato andare a uno sfogo: «Lo dedico a tutte quelle persone che più di una volta mi hanno detto ‘molla, è troppo difficile, non ce la farai’, oppure ‘dai, farai un’altra cosa’».

Il professor Caverni, che è anche allenatore di atletica leggera, ha fatto del sano agonismo il suo stile di vita: «Il vincente – spiega - è un sognatore che non ha mai smesso di provarci. Io non l’ho mai fatto e ho vinto. Ma per arrivare a ottenere il ruolo lo so solo io e chi mi è stato vicino quanto ho dovuto penare». Caverni, che ha sempre avuto la passione per l’insegnamento, non si è fatto distrarre neppure dal canto delle sirene ‘del posto fisso’.

Dopo il diploma di geometra, a 19 anni, gli fu subito proposto un lavoro stabile e ben retribuito per un’azienda di bagni e piastrelle. «Non c’ho dormito per una settimana, ma alla fine ho detto no e ho preso la mia strada». Un percorso netto e pieno di soddisfazioni: laurea triennale, poi la magistrale, un master e il concorso, vinto, per accedere al Tfa (Tirocinio formativo attivo): su 1200 candidati ne entravano soltanto 30. Dopo aver frequentato i due anni di formazione, che di fatto sono una seconda Università perché alla fine ci sono da superare una prova scritta, una orale e da discutere una tesi, è iniziato il calvario.

«Con l’abilitazione conseguita nel 2013 ho potuto iniziare a fare i concorsi. In Italia, però, succede spesso che le cose vengano stravolte dai ricorsi e dalle decisioni del Tar. A me è capitato di sostenere il concorso del 2016 con persone non abilitate alle quali il Tar aveva accolto il ricorso. Ebbene, per un cavillo sono stato bocciato, ma con altri colleghi respinti e abilitati abbiamo costituito un comitato per far valere i nostri diritti di docenti precari. Quanti viaggi e ore perse al Ministero e all’ufficio scolastico regionale a protestare per le ingiustizie ricevute e a chiedere una stabilizzazione».

Caverni faceva parte della numerosa schiera di insegnanti che ogni anno ricevevano l’incarico annuale di seconda fascia: occupati da settembre a giugno e l’estate (senza stipendio) ad aspettare una nuova chiamata. «Con il concorso del 2018 finalmente è arrivata la svolta – prosegue –. E’ stato duro: l’ho sostenuto a Cassino in due giorni, dove sono stati accorpati i candidati di cinque regioni. Ma alla fine ho avuto il ruolo. Tornerò all’Enriques di Castelfiorentino, dove fino allo scorso anno insegnavo da precario».