Da una parte, l’ufficiale giudiziario e gli esponenti delle forze dell’ordine giunte per dare esecuzione allo sfratto, alla luce dei circa 25mila euro di mancati pagamenti complessivi fra affitti ed utenze (stando a quanto fatto sapere da Publicasa). Dall’altra, i componenti di un nucleo familiare che non hanno negato i ritardi nel pagare, ma ne hanno indicato la causa in difficoltà dovute al lavoro precario e si sono detti comunque disposti a pagare. Momenti di tensione quelli vissuti ieri in un edificio popolare di via Coianese, a Castelnuovo d’Elsa, che hanno portato sul posto i carabinieri e gli agenti della polizia municipale. Era in corso lo sgombero di un alloggio popolare nel quale da anni vive una famiglia formata da padre, madre e due figli, dopo il terzo avviso in pochi mesi. Uno sfratto che alla fine non è stato eseguito, a quanto pare: al nucleo familiare dovrebbero esser stati concessi altri sessanta giorni, stando a quanto si apprende. La donna più anziana avrebbe oltretutto accusato un lieve malore a causa della situazione venutasi a creare.
"Mia madre è malata da anni, soffre di crisi epilettiche. Percepisce una pensione di 700 euro da neanche due mesi. A breve dovrebbe però ricevere gli arretrati di un anno e noi abbiamo detto che finiremo di pagare il tutto non appena avremo a disposizione quest’ultima somma – ha spiegato Federica, una dei membri della famiglia – con mio fratello avevamo proposto un pagamento mensile di 300 euro, oltre alle utenze, ma la nostra proposta è stata respinta. Ci sono arrivate bollette di importo superiore a mille euro, un problema non da poco. Noi vogliamo pagare, ma ci serve più tempo: a causa delle condizioni di salute di mia madre, mio padre non può lavorare". Una ricostruzione dei fatti divergente da quella di Publicasa, secondo cui l’ultimo pagamento effettuato dalla famiglia risale a circa quattro anni fa nonostante i vari solleciti. La Società partecipata ha inoltre posto l’accento su una serie di reati che i componenti del nucleo familiare avrebbero commesso, prolungando la propria permanenza all’interno dell’edificio. Il Comune ha preferito per il momento non rilasciare dichiarazioni, data la delicatezza della situazione. Una vicenda delicata che rischia di protrarsi ulteriormente.