Si schianta con il parapendio. Il corpo ritrovato in un campo : "Alfredo era un grande esperto"

Abitava a Montespertoli l’uomo che è morto a Vecchiano. A rintracciarlo è stata la compagna con il gps. Sequestrata l’attrezzatura, la verità dall’autopsia. Gli amici distrutti: "Aveva 300 ore di pratica all’anno".

Si schianta con il parapendio. Il corpo ritrovato in un campo : "Alfredo era un grande esperto"

Si schianta con il parapendio. Il corpo ritrovato in un campo : "Alfredo era un grande esperto"

di Enrico Mattia Del Punta

MONTESPERTOLI

Via di Radicata si trova poco dopo la frazione di Filettole, nel comune di Vecchiano, provincia di Pisa, ed è una strada stretta che si allunga per circa 2 chilometri e mezzo a fianco dell’autostrada Firenze-Mare tra i Monti Pisani. È lì, in un campo di grano, ai piedi del monte e accanto a un’azienda agricola, che venerdì alle 20 è stato trovato il corpo senza vita di Alfredo Betti, il 53enne pilota di parapendio che è precipitato durante una delle sue abituali sessioni di volo. Betti, nato a Genova, abitava a Montespertoli, nella frazione di Fornacette, faceva il rappresentante, ed era considerato da molti uno dei parapendisti più esperti della Toscana. L’uomo sembrerebbe essere morto sul colpo. Lascia un figlio di circa 13 anni, l’ex moglie e la compagna. Ed è proprio quest’ultima che venerdì ha rintracciato Betti grazie a un localizzatore Gps.

Il parapendista era uscito la mattina per uno dei suoi soliti voli e poi doveva tornare a casa a Montespertoli, dove viveva da tempo. Verso sera, allarmata dal mancato ritorno dell’uomo, la sua compagna ha chiamato gli istruttori di volo e insieme a questi si è messa a cercare il 53enne seguendo proprio le tracce del gps. Nel frattempo, erano stati avvertiti polizia e vigili del fuoco, che hanno fatto volare uno dei loro elicotteri. A trovarlo, solo verso le 20, sprofondato in un campo di grano, è stata proprio la compagna. Lo stato del corpo fa presupporre che la morte sia avvenuta molto prima del ritrovamento, presumibilmente tra le 14 e le 16. Due le ipotesi sulle cause dell’incidente, si pensa a un malore o a un problema con la vela. L’uomo infatti era esperto, si era lanciato dal monte Legnano, lui come raccontano gli amici "al suo attivo aveva 300 ore di volo all’anno e già aveva volato in quelle zone". L’attrezzatura (ora sequestrata dalla polizia) era infatti di tipo professionale (da gara) e tra la strumentazione era presente anche un "tracker" capace di ricostruire la traiettoria di volo e che si spera a questo punto contenga le risposte di quanto successo. La salma dell’uomo al momento si trova a Medicina Legale, dove con tutta probabilità verrà disposta l’autopsia per accertare le cause del decesso.

Federico Morellato, amico della vittima e istruttore di volo, era insieme alla squadra di persone impegnata nella ricerca di Betti. È stato tra i primi a parlare con la compagna. "Dopo averlo trovato – racconta con commozione Morellato – ci ha chiamato con la voce spezzata. Noi le dicevamo che forse aveva solamente perso il gps, di non preoccuparsi, anche perché l’abbiamo cercato per molto e non si trovava; era nascosto, sprofondato nel campo di grano accanto a un terrapieno". Per l’esperto istruttore, Betti potrebbe essere stato colto da malore. "È l’ipotesi più probabile – spiega – perché Alfredo era espertissimo, uno dei più bravi parapendisti nell’ambiente, era preciso e aveva un’attrezzatura professionale ma, soprattutto, le capacità per gestire ogni inconveniente. Potrebbe darsi anche che con una folata di vento improvvisa una delle ali si sia chiusa a un’altezza di poche decine di metri, il che non ti dà il tempo per gestire l’emergenza oppure far partire il paracadute d’emergenza. Un’altra ipotesi ancora è che si sia scontrato con uno dei fili della luce, ma questo penso si potrà sapere solo dopo l’autopsia".