di Irene PuccioniEMPOLESE VALDELSA
L’associazione Io ’Rispetto il Ciclista’ non smette di pedalare. Dopo la lunga campagna di civiltà durata dieci anni, che si è conclusa con l’approvazione nel dicembre scorso della norma nel codice della strada della misura minima di un metro e mezzo da osservare quando si sorpassa un ciclista, adesso il nuovo focus è concentrato sulla promozione delle bike lane, vale a dire le corsie ciclabili. Il campione del mondo di Renaix 1988 Maurizio Fondriest, l’ultracyclist dei record Paola Gianotti e Marco Cavorso, papà di Tommaso e delegato alla sicurezza dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani, dal “Mugello Circuit” di Scarperia hanno presentato il progetto interpellando nuovamente tutti quei comuni italiani che si erano già dimostrati sensibili istallando i cartelli salvaciclisti. Castelfiorentino, Montespertoli e Fucecchio erano tra quelli che, un paio di anni fa, avevano aggiunto alla propria cartellonistica stradale il ’metro e mezzo’ con tanto di testimonial d’eccezione: i due ciclisti professionisti locali Alberto Bettiol e Kristian Sbaragli, che avevano sposato la campagna.
"Finalmente con l’approvazione della norma abbiamo raggiunto il nostro obiettivo – spiega Marco Cavorso – La legge del metro e mezzo segna una misura precisa. Dà al ciclista un proprio spazio sulla strada, che è pari alla larghezza di un’auto. Rispettando questa distanza si effettua un sorpasso sicuro". Per i promotori della campagna più che l’effetto sanzionario contro i trasgressori interessa l’effetto culturale che la norma avrà sulle future generazioni. "Il risultato conseguito traccia un cambiamento importante per chi pedala sulle strade italiane, con effetti duraturi e significativi anche sulle prossime generazioni di automobilisti. Per i nuovi patentati sarà normale superare i ciclisti facendo attenzione a rispettare il metro e mezzo, nello stesso modo in cui è normale allacciarsi le cinture prima di partire o indossare il casco. La norma fa cultura, crea comportamenti corretti".
Ora nel mirino c’è un nuovo traguardo per la sicurezza di chi usa la bici come mezzo di trasporto, diletto o sport. "Ripartiamo da tutti quei Comuni che si sono già dimostrati sensibili alla precedente campagna per spronarli ad adottare le bike lane, come naturale completamento e integrazione del metro e mezzo" spiega Cavorso, sostenuto dai ciclisti e le cicliste della massima categoria. "La corsia ciclabile o bike lane evidenza uno spazio riservato ai ciclisti, ha evidenti effetti sulla circolazione poiché restringe la carreggiata e divide i flussi veicolari. In pratica organizza il tessuto urbano ed extraurbano. Oltretutto diminuisce la velocità massima, considerando che l’alta velocità è la prima causa degli incidenti stradali". La bike lane ha anche un ulteriore vantaggio che strizza l’occhio agli enti locali. "È uno strumento che si realizza più facilmente di altri perché molto più economico. È un investimento che non richiede espropri. È un cambio, una svolta, una scelta politica – sottolinea Cavorso –. D’altra parte, però, per essere funzionale deve essere continua e diffusa e sottoposta a manutenzione".
Per il massimo sostenitore della campagna salvaciclisti il territorio dell’Unione dei Comuni è ormai "maturo" per affrontare questa rivoluzione. "Laddove c’è unione c’è dialogo. Se tutte le amministrazioni comprenderanno la portata di questo semplice strumento si potranno avere importanti ricadute anche turistiche". Un cambiamento che appare difficile, ma sicuramente non è impossibile.