Sistema moda in crisi. Altro semestre negativo. Intanto arriva l’aumento della cassa integrazione

Marco Landi, presidente nazionale di Federmoda-Cna, e le necessità "Servono moratorie e sospensioni bancarie come ai tempi del Covid".

Sistema moda in crisi. Altro semestre negativo. Intanto arriva l’aumento della cassa integrazione

Marco Landi, presidente nazionale di Federmoda-Cna, e le necessità "Servono moratorie e sospensioni bancarie come ai tempi del Covid".

di Bruno Berti

EMPOLI

Nel sistema moda italiano, e quindi anche in quello della nostra zona, circa 10.000 gli addetti, indotto compreso, i primi scricchiolii si sono sentiti nel maggio 2023, ripetuti poi nel settembre dello stesso anno. A sottolineare le origini dell’attuale tempesta che sconvolge il mondo delle imprese della moda è Marco Landi, presidente nazionale di Federmoda-Cna, della confezione Landi di Empoli. "I problemi sono iniziati - spiega il dirigente - dai settori delle calzature e della pelletteria". Si tratta di quelli che soffrono di più in caso di crisi, per la loro pronunciata propensione all’export. Non che la moda sia immune, ma le conseguenze si avvertono prima negli altri due comparti.

Vista la mala parata, il dirigente di Federmoda a febbraio ha inviato una lettera molto preoccupata ai ministri dell’industria, Urso, dell’economia, Giorgetti, alla ministra del lavoro Calderone e al collega dell’ambiente Pichetto Fratin. Nella comunicazione si parlava di crisi di settore. Poi all’appello si sono aggiunti anche Confartigianato Moda, le altre associazioni imprenditoriali, oltre alle organizzazioni sindacali. "Abbiamo fatto una decina di tavoli e incontri ministeriali senza risultati concreti fino a pochi giorni fa. Infine è, infatti, arrivato un aumento della cassa integrazione in deroga per otto settimane". Si, perché ormai il grido di dolore del settore non arriva solo dalle piccole imprese. Ma anche dalle griffe, che vedono diminuire le loro vendite. Si tratta della prima volta da vent’anni a questa parte, con conseguenze pesanti sulle piccole imprese che fanno parte della filiera. Tra l’altro, se il primo semestre dell’anno è stato in calo per i big del settore a causa della frenata della Cina e dei conflitti in corso, anche il secondo non promette rivincite, come mostrano i risultati non brillanti del grande conglomerato del lusso Lvmh e di Ferragamo. A parlare di un fine anno non da brindisi è anche Brunello Cucinelli. E quando i grandi piangono, anche i piccoli versano calde lacrime.

La scelta sulla cassa integrazione aiuta ma non può bastare, perché si interviene su un solo aspetto, quello di salvaguardia dei dipendenti, che vedevano con ansia avvicinarsi il momento in cui non ci sarebbero più state settimane di cassa integrazione disponibili. In questo modo si è scongiurato, nell’immediato, lo spettro di sospensioni dell’attività o, peggio, di licenziamenti. "Per questo, servono moratorie e sospensioni sui debiti bancari delle aziende, un po’ come si è fatto ai tempi del Covid, con elasticità sui tempi. La richiesta l’abbiamo fatta - prosegue Landi - e il governo ci sta lavorando. Non siamo di fronte a una catastrofe". Ma certo serve una consapevolezza dei problemi tra tutti coloro che possono decidere, a partire dal governo. "Noi pensiamo - sottolinea Landi - che si debbano alleggerire le difficoltà agendo sull’export, che è un cavallo di battaglia per le nostre imprese". Se non è semplice disporre di condizioni brillanti nell’export a causa della presenza nello scacchiere di due guerre ‘sistemiche’ (Ucraina e Medio Oriente) e delle elezioni presidenziali Usa appena concluse (il mercato statunitense è importante), si deve pur contare su una strategia per uscire dalle secche. Dalla nostra parte gioca il fatto che l’Italia è il solo Paese a poter vantare la presenza di una filiera della moda completa, formata anche e soprattutto dai piccoli operatori, l’ossatura della produzione, che sono però quelli messi più a rischio dagli sconvolgimenti del mercato mondiale.