IRENE PUCCIONI
Cronaca

Sos criminalità. Pochi agenti e poche pattuglie: "Fatte scelte sbagliate"

Le ultime spaccate e aggressioni hanno fatto crescere l’allerta. Il sindacato Autonomo di polizia: "Non parliamone solo sotto elezioni"

Sos criminalità. Pochi agenti e pattuglie: "Fatte scelte sbagliate. La ’difesa’? Costa"

Sos criminalità. Pochi agenti e pattuglie: "Fatte scelte sbagliate. La ’difesa’? Costa"

Empoli, 11 maggio 2024 – Il tema sicurezza torna al centro del dibattito dopo gli ultimi fatti di cronaca nell’Empolese Valdelsa. La riflessione di Danilo Di Stefano, commissario capo della Polizia di Stato e responsabile per le politiche della sicurezza della segreteria provinciale di Firenze del Sindacato Autonomo di Polizia: ecco il punto sulla reale condizione delle forze dell’ordine nell’Empolese Valdelsa e sulle possibilità di intervento.

Partiamo dallo stato dell’arte: la percezione dei cittadini è che l’Empolese Valdelsa sia un territorio meno sicuro rispetto al passato. È così?

"I numeri parlano chiaro. Non si può far finta di non sapere che c’è un commissariato di Polizia di Stato che non ha una cella di sicurezza e che è in sofferenza di personale causa un inesorabile turn-over: un commissariato che aveva tre pattuglie di polizia di quartiere, una volante che copriva i comuni del circondario e una volante sempre presente nelle 24 ore sul territorio della città; che analoghi problemi di personale affliggono i comandi Arma; che c’è una polizia municipale che aveva 114 operatori quando c’erano i comandi territoriali e che ora, in un sistema gestito a livello di Unione dei Comuni sono una ottantina per le esigenze di tutti i comuni del circondario; che c’era un opg che poteva essere riconvertito in istituto di fine pena, dove c’era la polizia penitenziaria che partecipava alla sicurezza urbana. Senza dimenticare che anche gli appartenenti alle forze dell’ordine sono soggetti di diritto: ferie, malattie, esenzioni a causa dell’età, congedi parentali, congedi per la maternità e per le disabilità, ecc. E non si può, inoltre, far finta di non sapere che, in occasione di un arresto o di un fermo di un delinquente, proprio per tutti i diritti e le procedure che stanno alla base della nostra democrazia, le pattuglie terminano il turno in ufficio, e il giorno dopo la stessa pattuglia viene a mancare perché l’equipaggio deve andare a testimoniare nel processo per direttissima".

Tutto questo, spesso, il cittadino non lo sa e si sente sicuro solo quando il delinquente di turno finisce in carcere…

"Se affrontiamo le dinamiche legate all’attività di investigazione apriamo un capitolo a parte, dato che i risultati arrivano dopo giorni, a volte mesi, dalla commissione dei reati: anche se non si può evitare di dire che, proprio grazie a chi opera in questo settore meno visibile ai cittadini, sul nostro territorio sono stati arrestati quasi tutti gli autori dei fatti criminali più gravi".

In pratica in materia di sicurezza, nel corso degli anni, si è puntato più a risparmiare che a investire?

"Le scelte di bilancio fatte tra un’elezione e l’altra hanno portato a questo stato dell’arte. La democrazia costa in termini di investimenti per l’assunzione di personale e di previsione del turn-over; costa in termini di tecnologia e formazione; costa in termini di procedure e di diritti delle persone; costa in termini di disponibilità di autovetture da utilizzare per il controllo del territorio; costa in termini di qualificazione del personale da impiegare nelle attività investigative sempre più specializzate. Si potrebbe parlare all’infinito di mancanza di norme veramente efficaci, di necessità di tenere in carcere chi delinque, di sicurezza reale e di sicurezza percepita, ma rischieremmo di fare, anzi facciamo, solo accademia, perdendo di vista il fattore che, più di ogni altro, risulta determinante in quello che, oggi, viene definito “sistema di sicurezza integrato”: la democrazia costa".

Garantire i diritti di tutti appare una questione piuttosto onerosa per le casse dello Stato…

"Certamente. Quando si parla di mantenere la sicurezza in un paese democratico non si può fare finta di non sapere che anche chi delinque è soggetto di diritti: ha diritto di essere arrestato rispettando procedure d’ingaggio codificate; ha diritto alla difesa nel processo, anche gratuitamente; ha diritto, in caso di condanna, di essere ristretto in istituti di pena che rispettino il principio della rieducazione del reinserimento sociale: anche se, di contro, non sempre viene rispettato il diritto delle vittime di un reato al giusto risarcimento; non sempre le vittime di un reato ricevono giustizia a causa dei processi che vanno in prescrizione; non sempre le vittime di un reato possono dire di sentirsi sicure dopo aver denunciato un fatto criminale, soprattutto se si parla di reati gravi o di reati di mafia".

Quindi, in definitiva, come suggerirebbe di muoversi ai candidati sindaci per cercare di invertire la rotta?

"In un’epoca in cui si vuole chiudere in carcere chi ruba ma si giustifica - non si sa per quale diverso diritto - chi forza un cordone di polizia, cerchiamo di non far finta di non sapere come stiano realmente le cose; e, soprattutto, cerchiamo di non parlare di sicurezza solo in periodo di elezioni".