È bufera politica sull’accorpamento dell’istituto comprensivo Gonnelli di Gambassi Montaione. Tanto da provocare una frattura all’interno del Pd metropolitano che vede contrapposti gli esponenti fiorentini del partito e i dem empolesi. Una lotta intestina che si è accesa nelle ultime ore. "Il Governo ha previsto l’accorpamento in Toscana di 14 dirigenze scolastiche e indica il numero minimo di alunni, pari a 600, quale criterio per individuare quelli da accorpare – ricorda il segretario della federazione del Pd dell’Empolese Valdelsa Jacopo Mazzantini –. La Regione ha poi precisato, per ciascun territorio provinciale, il numero di accorpamenti di cui debbono farsi carico e l’unico assegnato alla Metrocittà di Firenze, sulla base del criterio sopra detto, ha coinciso con il liceo classico Galileo di Firenze".
Mazzantini sottolinea "l’imponente campagna mediatica fiorentina in difesa dell’autonomia della dirigenza di tale istituto, in quanto liceo tra i più antichi d’Italia, con giuste critiche al Governo Meloni, che sulla scuola dimostra di saper solo tagliare" e poi accusa: "Nessuno, però, pareva essersi posto il problema di quale altro istituto avrebbe dovuto rinunciare alla propria autonomia scolastica per salvaguardare il Galileo". Così si arriva a sabato quando, ricostruisce Mazzantini, "si è capito che, invece, tale conseguenza era ben nota, ma ritenuta irrilevante. La consigliera comunale fiorentina e metropolitana del Pd, Beatrice Barbieri, ha dichiarato pubblicamente che il mantenimento dell’autonomia del Galileo richiedeva il sacrificio del ’Gonnelli’, istituto frutto tra l’altro di un accorpamento precedente".
Per il segretario dem dell’Empolese "la tutela del Galileo, in altri termini, verrebbe prima del diritto delle aree interne a vedersi garantiti quei servizi e diritti che dovrebbero essere il baluardo di un partito come il Pd e di quello regionale in particolare che ha tradotto addirittura nella legge sulla Toscana diffusa questi principi". E poi l’attacco interno al partito: "Tutto ciò viene da una esponente del Pd, andata ben oltre il mancato rispetto delle istituzioni che partecipa. Viene da chiedersi, registrato il silenzio nelle 24 ore successive, se la sindaca di Firenze avalli tali dichiarazioni, che giungono ancor prima della discussione consiliare – continua Mazzantini –. Viene da domandarsi se sia stato, dunque, tutto già deciso. E da chi? Sulla base di quali discussioni politico-amministrative? Svolte dove?". Nelle parole di Mazzantini c’è grande delusione: "Almeno dai consiglieri metropolitani del nostro partito ci saremmo aspettati tutt’altro approccio e anzi una posizione politica coerente coi nostri principi e valori".
Adesso si attende un passaggio in aula. "Non resta che attendere in aula i consiglieri metropolitani, fiorentini e non, per verificare se accetteranno di ratificare col loro voto questa decisione presa altrove, scavalcandoli. In tal caso non ci saranno dubbi - conclude - Perché se quando c’è di mezzo la storia e il blasone di Firenze, i diritti e i servizi del contado debbono abbassare la testa, allora la stessa Metrocittà non ha ragione di esistere, essendosi evidentemente ridotta a cinghia di trasmissione della volontà del Comune capoluogo a spese di tutti gli altri". Infine il monito rivolto ai consiglieri della Piana, del Chianti e del Mugello: "Attenzione, perché oggi vi si chiede di sacrificare l’Empolese Valdelsa, ma la prossima volta toccherà a voi".