Tonnellate di cocaina: "Un maxi-giro criminale". Scambi e incontri in zona

Intercettati durante le soste in aree di servizio a Fucecchio e San Miniato. Una quarantina gli indagati dalla Dda di Firenze: l’inchiesta della Finanza.

Tonnellate di cocaina: "Un maxi-giro criminale". Scambi e incontri in zona

Una complessa indagine della Dda di Firenze ha smantellato un’organizzazione criminale che aveva ramificazioni all’estero

Scambi e contatti anche in aree di servizio. Segnatamente – si apprende – in alcune circostanze anche a Fucecchio e a San Miniato. E viaggi, verso Roma. Verso il sud e in nord Italia. Fra trattative sui compensi e droga a fiumi. La regia era nel Cuoio delle presunta organizzazione criminale messa in piedi per gestire il business per il quale si erano alleati – stando alle indagini – anche esponenti di ‘ndrangheta, camorra e una gang criminale albanese che operava con ramificazioni pure in Belgio, Albania, Francia, Germania, Ecuador e Colombia. L’inchiesta della Dda di Firenze – condotta dalla guardia di Finanza – ha smantellato un sistema articolatissimo di quella che ritenuta essere un’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Un’inchiesta – diverse le posizione nella vicenda degli indagati (una quarantina, fra i quali un empolese) – condotta dalla Fiamme Gialle. In questa operazione sono state sequestrate oltre 2 tonnellate di cocaina, 45 chili di hashish, 20 chili di marijuana, che avrebbero fruttato circa 70 milioni di euro. Droga che arrivava dal Sud America.Tra gli elementi di spicco dell’organizzazione è ritenuto essere stato un albanese residente a Santa Croce. Poi ci sono altri 9 indagati fra Santa Croce, Castelfranco e Montopoli.Ma come operava l’organizzazione? Tecnologie avanzate, linguaggio criptico, arnesi e capacità di richiudere i contenitori una volta presa la merce.

C’erano i "recuperatori" e i "supervisori". Durante le indagini – si apprende – è stato rilevato che, per il monitorare le partite di narcotico, gruppi di indagati si avvalevano di moduli gps consultabili da telefoni dedicati tramite un’app. Il passo decisivo era farla uscire dai porti. Operazione, questa, che era preceduta da appostamenti, con i membri della squadra a verificare il momento preciso, in cui il contenitore di loro interesse veniva portato fuori dagli spazi doganali per essere scaricato. La droga arrivava in porti italiani e stranieri e viaggiava nascosta tra le casse di banane e frutta esotica. In una circostanza tre soggetti – si sarebbero finti anche carabinieri nel vano tentativo di recuperare lo stupefacente perso: si sarebbero rivolti al titolare di un’azienda per ricercare il carico di banane che secondo i piani avrebbe contenuto lo stupefacente importato. La cocaina recuperata la chiamavano “uscita.

Carlo Baroni