
Ugo Morchi
Montelupo Fiorentino (Firenze), 5 luglio 2016 - Il salotto di casa Morchi è un piccolo museo dove il tempo sembra essersi fermato. Siamo in via della Fonte a Fibbiana: Ugo ci accoglie nella sua libreria, con un entusiasmo e una lucidità che certo, da un 94enne non ti aspetteresti mai. «Venite, questo è il mio regno. La mia vita è sempre stata scrivere e leggere libri e giornali. E’ la passione per la lettura che mi ha dato in ogni momento la forza di andare avanti».
Gli scaffali custodiscono oltre mille volumi, pezzi di storia, racconti dei più grandi autori della letteratura italiana, i romanzi degli anni della Resistenza, «quelli vissuti da partigiano – ricorda Ugo Morchi orgoglioso- Il mio autore preferito? Jack London. E’ con lui che tutto è iniziato. Ero un bambino quando dalla Ginestra andavo in bici ogni giorno fino alla Vetreria Taddei, a Empoli dove entrai a lavorare nel 1942. Lì fui affidato al maestro vetraio Luigi Bonistalli, che diventò il mio primo spacciatore di libri proibiti».
Il primo finito sul comodino, «di nascosto dal babbo comunista ma contrario a correre certi rischi» fu Il Tallone di Ferro, di London. «Leggere certi libri allora era vietato, come le droghe oggi», e totalmente dipendente Ugo si faceva in quattro per corrompere i colleghi in fabbrica e farsi passare qualche volume sottobanco. Tra chicche, rarità e riviste introvabili (come quelle tedesche stampate in Germania che raccontano la battaglia di Stalingrado) spuntano nella libreria del collezionista una «Divina Commedia del 1937, comprata per 30 lire, tutto quello che guadagnavo in una settimana» confessa il partigiano montelupino, e tante, tantissime pagine di giornale. I libri son pezzi di cuore, e lui ne è gelosissimo. La carta è ingiallita, ma profuma ancora e la memoria è più viva che mai. Insieme alla moglie Evelina, sua compagna da più di 60 anni ormai, Ugo ci passa tra le mani le copie originali delle prime edizioni de La Nazione. «Questa è del 1903, una delle più vecchie. E che emozione rileggere le pagine datate 1944, si parla della morte di Hitler, e io c’ero».
Tra i cimeli e le foto ricordo, fa capolino anche una lettera sbiadita ricevuta dai Ricasoli, la nobile famiglia fiorentina che nel 1859 ebbe un ruolo determinante nella fondazione de La Nazione. Ne ha conosciute tante di personalità illustri, Ugo Morchi, alle pareti di casa tiene incorniciati riconoscimenti e pergamene, «ma non ho mai perso di vista i miei valori – sottolinea determinato- Sono sempre stato giusto verso gli avversari, fedele ai miei ideali e gentiluomo con tutti». Ha lavorato per 35 anni con la moglie per Unicoop Firenze, «abbiamo sempre fatto quadrare i bilanci – dice con soddisfazione - e anche per questo traguardo abbiamo ottenuto un importante riconoscimento. Perché in casa Morchi, le cose si fanno per bene e con passione». Leggendo ha vissuto mille vite diverse, quelle de I Miserabili di Hugo, il libro preferito, quelle di Guerra e Pace di Tolstoj, altro romanzo al quale è affezionato.
«Perché ho letto così tanto? Nella vita potrai essere anche un buon lavoratore. Ma se non leggi non sarai mai un uomo. Ancora oggi a 94 anni compro giornali tutti i giorni, resto aggiornato, scrivo racconti per bambini. Da autodidatta- tiene a precisare- La cultura salva, è bene ricordarlo alle giovani generazioni».