Bullizzato per molti anni, Andrea Vitello è riuscito a scalare la sua montagna di dolore e a vincere sulla depressione. Adesso, il 32enne empolese è diventato uno storico e uno scrittore. Oggi, in occasione dell’Eirenefest Festival della comunità educante, alla casetta verde di Villa Vogel di Firenze presenterà alle 11 il suo volume “Il bullismo nella società. Storie di razzismo, omofobia, sessismo, mobbing, bullismo giovanile e adulto“ insieme a Olivier Turquet. Il testo ha la prefazione di Emanuele Fiano e l’introduzione di Riccardo Noury, portavoce Amnesty International, che patrocina il volume, edito da Multimage.
Come nasce il libro?
"Dalla mia esperienza personale di vittima di bullismo, in particolare durante il periodo liceale. Alle superiori mi hanno preso di mira perché mi consideravano ’diverso’. Mi chiamavano ’terrone’ e mi offendevano pesantemente perché non condividevo le idee di destra che in classe andavano per la maggiore. Quando poi difesi i diritti dei gay, la situazione peggiorò. Purtroppo, i docenti non intervennero a mia difesa e finii isolato. Si allontanarono da me anche i pochi amici che avevo. Temevano di venir bullizzati anche loro e, dunque, si adeguarono alle idee predominanti nella classe".
Anche il periodo universitario è stato molto complicato…
"Sì, ho iniziato a manifestare sintomi fisici legati all’ansia e alla depressione. Ho avuto forti attacchi di mal di stomaco, sono stato ricoverato in ospedale e ho vissuto momenti molto bui. Sono arrivato vicino al suicidio. Fortunatamente, ho trovato il sostegno di uno psicoterapeuta e ho riscoperto le mie passioni, per la Fiorentina in modo particolare e poi anche per i fumetti. Mi hanno aiutato a risalire la china e a ricostruire me stesso".
Nel libro propone un approccio innovativo per contrastare il bullismo. Di cosa si tratta?
"Il cuore del mio metodo è la didattica della Shoah e dei diritti umani. Troppo spesso, quando si parla della Shoah, ci si concentra quasi esclusivamente sugli ebrei, dimenticando altre vittime come i gay, i rom, i disabili. Spiegare ai ragazzi quanto sia sbagliata ogni forma di violenza e discriminazione è fondamentale. Durante la Shoah c’erano gli indifferenti, coloro che hanno voltato lo sguardo. Insegnare l’esempio dei ’Giusti tra le Nazioni’, persone che hanno scelto di agire per salvare vite, è un modo per mostrare che si può scegliere di non essere indifferenti".
Il libro contiene anche storie di mobbing e di altre forme di violenza.
"Perché il bullismo non è solo giovanile. Le donne, per esempio, spesso subiscono mobbing di natura sessuale. È un problema trasversale, che può avere conseguenze gravissime. È importante iniziare la prevenzione fin dalle scuole primarie, insegnando ai bambini il rispetto reciproco. In Italia, c’è una donna uccisa ogni tre giorni, e il bullismo è la prima forma di violenza che spesso passa inosservata".
Che messaggio intende lasciare?
"Spero di sensibilizzare più persone possibile e di contribuire a creare una giornata mondiale contro il bullismo, sia giovanile che adulto".
Elettra Gullè