Il presidente delle Cantine Vivito, Davide Ancillotti, si muove con un’esperienza pluridecennale nel settore del vino e ha sostenuto l’acquisizione della cantina Montalbano. "Negli ultimi anni – spiega Ancillotti – i danni causati dai cambiamenti climatici sono stati enormi. In cinque anni si è dimezzata la produttività dell’uva. In questo panorama, ci sono aziende come Cantine Vivito che lavorano. Il nostro mercato è orientato allo sfuso, di cui rappresentiamo la realtà più importante, e abbiamo anche tre tre Doc: Chianti classico, Chianti e Vernaccia di San Gimignano. E abbiamo il primato per Chianti e Vernaccia. Vogliamo stare sul mercato in questa posizione".
Come si inserisce l’acquisizione della Montalbano? "Vogliamo ampliare la vendita diretta e la nostra fetta di mercato con i vini sfusi e con i bag in box. Siamo più di 1.000 soci, che riuniti negli stabilimenti di Giggiano, Poggibonsi ed Empoli diventano grandi numeri".
Quali sono le criticità del mercato? "Sono quelle legate al mercato. Chianti e Docg hanno un mercato che per il 70% della produzione va all’estero. Oggi il problema è continuare a mandare questa percentuale all’estero. Per Usa e Canada già dall’anno scorso c’è stato un – 20 per cento e della Cina proprio non ne parliamo".
Il cambiamento dei gusti è un problema? "Per arginare questo problema e fare vini più fruttati e meno alcolici dobbiamo cambiare il disciplinare che ha un iter complesso e lungo, ma è un processo che abbiamo avviato. Lo avevamo già fatto per introdurre vitigni stranieri per ammorbidire la produzione. Non è sempre facile, perché comunque il vino deve mantenere la propria identità e la propria tradizione. La fortuna del Chianti è nell’identità del territorio: se si vuole produrre un “Chianti” tutto a base di Merlot come fanno in Australia non può funzionare.
Riorganizzerete i servizi? "Siamo già impegnati in questo senso, perché a Empoli siamo entrati appena prima della vendemmia e abbiamo riorganizzato il ritiro dell’uva e la vendemmia stessa. I servizi ai soci sono stati migliorati e abbiamo avuto una buona vendemmia, per i produttori buonissima, perché quest’anno la produzione è tornata normale. L’equilibrio si trova con una produzione adeguata e un mercato che la consuma. Anche se il prodotto viene pagato un po’ meno. Se ce n’è poco e costa tanto quello che si incassa non basta ad andare avanti".
Francesca Cavini