Verso il nuovo stadio Castellani. I timori e le fatiche degli ambulanti: "Il mercato del giovedì non si tocca"

Il maxi project financing divide: quali saranno le ricadute economiche per i commercianti e i loro banchi? "La ricollocazione sarebbe un disagio tremendo e il centro commerciale penalizzerebbe i negozi di quartiere".

Verso il nuovo stadio Castellani. I timori e le fatiche degli ambulanti: "Il mercato del giovedì non si tocca"

Il mercato del giovedì di Serravalle, lungo il perimetro dello stadio dell’Empoli

StadioInsieme o StadioContro? Il percorso partecipativo c’è, ed è innegabilmente e formalmente cominciato ieri. La cronaca battente certifica però un mix di sentimenti verso il project financing come passepartout per la combo riqualificazione-ammodernamento dell’ormai superato Castellani. Ben contenti sono i tifosi. Meno i commercianti, gli ambulanti, le piccole botteghe attorno al perimetro (quello attuale) in cui sorgerà la maxi struttura da 45 milioni di euro. Soprattutto i titolari dei banchi del mercato di Serravalle, che temono di perdere lavoro, di impoverirsi, di chiudere.

In soldoni: quali e quante saranno le ricadute sul loro fatturato in fondo al mese dal momento che - carte alla mano - il progetto prevede (ad oggi) oltre 3mila metri quadri di "strutture di vendita di medie dimensioni" sotto la curva sud e oltre 6.300 di "locali destinati ad attività commerciali, artigianali e di servizio", pari a 23 "spazi autonomi" sotto la tribuna e nei raccordi tra la Maratona e le curve? Che fine farà il mercato? "Dì a questi signori del nuovo stadio che c’è già molta crisi. Qui si “sfiata“, siamo alla frutta. Ci sono in totale più di 260 banchi, voglio proprio vedere dove ci ricollocano. Il mercato ora arranca, anche per qualità: son qui dagli anni ‘80 col mio banco di biancheria e vestiti di prima scelta, non vedo l’ora di andare in pensione tra poco. Ora arrivano quelli che vendono capi a tre euro. Dove si pensa di andare?", lo sfogo senza mezzi termini di un ambulante a garanzia dell’anonimato.

Qualche metro dopo Maurizio Antonelli, venditore di frutta e verdura, si guarda intorno con un po’ di sconforto per lo scarno via vai di persone che alla spesa sotto l’acqua hanno preferito quella al coperto negli store.

"Son qui da 40 anni – racconta a La Nazione –, più siamo a vendere e più si allargherà il cerchio di gente che andrà via. Già la situazione come volumi di vendita è mediocre, col progetto del nuovo stadio dove andremo a finire? Rischiamo troppo se ci allontanano dal centro". Per carità, il cambiamento spaventa sempre, specialmente quando si convive col timore di non riuscire a restare a galla. È più semplice allora aggrapparsi a quel che si ha, temendo che possa essere soltanto peggiorativo, calato dall’alto, quel cambiamento.

"Vorrei solo che non toccassero il mercato – l’appello di Dario Buti, empolese commerciante dal ‘93 col banco di attrezzi e utensili per la casa tutti i gusti più uno –. Sarebbe un disagio tremendo per noi cercare un’altra destinazione. Se solo riuscissero a costruire uno stadio nuovo, che pur serve se sei in Serie A, senza smembrare il mercato del giovedì allora sì che sarebbe favoloso". Ma ha dato una sbirciata al progetto almeno? "A lume di naso penso che sia peggiorativo, penso che potrebbe essere motivo di ulteriore sofferenza anche per i negozi del centro. Io non sono mai per mettere limiti al progresso, ma se il progresso deve esser questo…".

Fra.Ing.