IRENE PUCCIONI
Cronaca

Il segnale d’aiuto ora è sul taschino: ecco la spilla contro la violenza sulle donne

L’idea di un infermiere: riprodurre il segno internazionale delle mani su un supporto da attaccare sulle divise

Lucia Cammilli e Laura Pellegrini dietro al bancone del locale Il Campaccio: sulla divisa la spilla contro la violenza (Gasperini/FotocronacheGermogli)

Lucia Cammilli e Laura Pellegrini dietro al bancone del locale Il Campaccio: sulla divisa la spilla contro la violenza (Gasperini/FotocronacheGermogli)

Empoli, 24 gennaio 2024 – Il segnale è semplice e consiste in due movimenti discreti delle dita. Piegare verso il palmo della mano il pollice, tenendo le altro quattro dita in alto, per poi chiuderle a pugno coprendo il pollice. È un Sos che può essere lanciato dalle donne vittime di violenza. Può essere fatto molto velocemente. Assomigliando a un semplice saluto con la mano è difficile da individuare e può salvare le vittime da ripercussioni per aver cercato aiuto. La sua diffusione è ormai planetaria. Il segnale d’aiuto che nasce dalle mani concepito e diffuso dalla Canadian Women’s Foundation rappresentante il segno più conosciuto a livello internazionale per la richiesta di aiuto in caso di violenza domestica. Eppure, nonostante la sua popolarità, dalle nostre parti non è così noto: non lo vediamo riprodotto da nessuna parte, né è stato oggetto di specifiche campagne di sensibilizzazione. Almeno fino ad oggi. Perché ad aprire la strada alla conoscenza e diffusione di questo importante segnale è un infermiere del 118 di Empoli, Alessio Arrighi, che con la sua semplice ma efficace iniziativa ha acceso un interesse e messo in moto una catena di adesioni.

La sua idea low cost è stata questa: riprodurre su delle spillette l’immagine del gesto con la scritta di spiegazione (“segnale di aiuto in caso di violenza“). Lo stesso disegno è stato ricamato anche su patch (toppe) da cucire sui tessuti e stampato su adesivi. "Spille, toppe e adesivi non hanno assolutamente scopo di lucro – ci tiene a precisare lo stesso infermiere –. L’idea è nata per sensibilizzare gli operatori sanitari e non, e la popolazione in generale sul tema della violenza, offrendo strumenti di aiuto aggiuntivi a quelli già esistenti. Mi sono accorto – prosegue Arrighi – che questo segnale, benché internazionale, è praticamente sconosciuto sul territorio. Credo invece che chiunque rivesta un ruolo pubblico o sia a contatto con il pubblico dovrebbe contribuire a farlo conoscere. Attaccarsi la spilla alla giacca o al camice, cucirsi sulla divisa da lavoro la patch potrebbe essere un modo semplice per dare il proprio contributo".

Il materiale pensato da Alessio Arrighi, che si è auto finanziato la prima fornitura (200 spille e 100 patch), sta già andando a ruba. "Me lo hanno chiesto i colleghi, gli amici e anche alcuni psicologi". Per realizzarlo l’infermiere empolese si è affidato ad aziende del territorio: Flowery di Castelfiorentino per le patch e Pielle design per le spille e gli adesivi. "Se qualcuno è interessato può contattarli direttamente – fa sapere l’operatore sanitario – L’idea è quella di sfruttare le visibilità della spilla e delle patch per offrire una possibilità in più per chiedere aiuto in caso di violenza domestica o dove questa sia difficile da esprimere verbalmente". Anche la scelta dei colori non è casuale: rosso e viola. "Rosso è il colore del sangue versato da tantissime donne che ogni giorno, in tutto il mondo, sono vittime di violenza; e il viola è il colore del livido ma anche quello ufficiale dell’iniziativa della Canadian women’s foundation". La campagna di conoscenza e consapevolezza potrebbe avere anche un successivo step. "Mi piacerebbe venisse realizzata una cartellonistica ad hoc da esporre anche all’ospedale cittadino. Ci sto lavorando", rivela l’infermiere. Intanto il passaparola continua e spillette e patch sono sempre più richieste.