SAMANTA PANELLI
Cultura e spettacoli

Beat, musica e non solo. "Al Festival ognuno troverà quel che cerca"

Tutto pronto per un'altra edizione della manifestazione al parco di Serravalle

Empoli Beat Festival

Empoli, 14 agosto 2018 - Palco per big della musica. Vetrina per giovani band. Palestra per associazioni sportive e location per molto altro ancora, vedi il tendone di un circo dove assoluta protagonista è l’arte, il mercatino dell’artigianato e i furgoni dello street food. “Beat Festival vuole essere qualcosa di differente rispetto alla ‘classica’ proposta estiva: guarda ai grandi festival internazionali dove ognuno può trovare ciò che cerca”. Non ha dubbi Umberto Bonanni, tra le menti dell’associazione Beat 15, regista della rassegna in programma a Empoli, nel parco di Serravalle, dal 24 al 26 e ancora il 30 e 31 agosto. Quarta edizione, tra conferme e novità.

Conosce l’essenza di questa festa. Beat è cultura?

“Assolutamente sì. Inquadra un settore, la musica rock e pop contemporaneo, con un target giovane, ed è interattivo: dà spazio ad artisti affermati e a band nuove che possono farsi conoscere e creare sinergie”.

Il tutto ad agosto, mese più povero dal punto di vista degli eventi …

“E’ stata una scelta mirata, così da inserirsi in un periodo meno caotico sul piano delle proposte. Obiettivo: un festival che si ‘stacca’ per contenuti e contesto”.

Beat è anche un motore in chiave turistica per il territorio?

“Per dirlo servirebbero studi specifici. A mio avviso, il successo che ha fatto lievitare i visitatori dai 70mila del 2015 ai 100mila del 2017 è un segnale di attrattività che interessa anche il territorio. E poi c’è l’aspetto coesivo”.

Ovvero?

“Il Beat Festival è caratterizzato da un aspetto immateriale di coesione sociale, legata a esempio allo sport con lo spazio dedicato alle associazioni locali. E’ un format molto ‘democratico’: ogni visitatore può scegliere come viverlo”.

Facendo un bilancio dal 2015 a oggi, è positivo?

“Il pubblico ci ha sostenuto fin dalla prima edizione. Ora dipende da noi rendere la manifestazione sempre più ricca, inserendo contenuti differenti. Il successo va meritato”.

A proposito di pubblico, è possibile fare un identikit del visitatore?

“Ci sono giovani, famiglie, anziani: il Beat è per tutti. E in molti arrivano da fuori regione. L’unico elemento per carpire dettagli geografici è la prevendita dei biglietti. Per i Sum 41, il 40 per cento dei tagliandi è stato acquistato fuori Toscana, da Aosta alla Sicilia passando per il Veneto, e anche all’estero: un biglietto è stato venduto in Giappone, altri in Inghilterra”.

Si preannuncia un’altra edizione interessante. Qual è il suo auspicio?

“A evento concluso, mi piacerebbe poter dire che Beat è cresciuto, rispettando il pubblico e la città e acquisendo un carattere sempre più nazionale. Un percorso già ben avviato”.